L’encefalogramma è piatto. Le idee poche ma confuse. Per essere chiari: dopo la gara di oggi Giannini sembra essere arrivato al capolinea. Non credo che tutta la responsabilità sia del tecnico. Molta colpa ricade anche sui giocatori e indubbiamente, sulle scelte societarie. Dodici gare, tredici punti sono un bottino francamente penoso. Giannini però ci ha messo del suo ed essendo lui il “comandante in capo”la responsabilità è evidentemente sua. Purtroppo quanto voluto e soprattutto predicato dal tecnico non diventa pratica. Dividerei in quattro fasi la storia di Giannini a Verona. La prima fase: il precampionato e il mercato. Giannini non ha avuto a disposizione dall’inizio la rosa e gli uomini che aspettava per praticare un certo modulo. Uomini che sono arrivati tardi, modulo che non è mai decollato. Giannini ha cercato di portare avanti lo stesso la sua idea anche a costo di scelte assolutamente cervellotiche (Russo centrale di difesa, per esempio). L’impressione è che abbia sprecato il precampionato e il ritiro alla ricerca del sacro Graal che in realtà non è mai arrivato.
La seconda fase, la fase che definirei dell’equilibrio e delle scelte. Fase che si è aperta a Reggio Emilia. Giannini ha fatto scelte forti nello spogliatoio e dato un equilibrio alla squadra. Dopo il pareggio con gli emiliani è arrivato quello in casa con la Cremonese, ma soprattutto la vittoria con il Ravenna e il successo casalingo con l’Alessandria.
La terza fase, quella della sfiga. Non saremo obiettivi se non parlassimo della sfortuna che ha colpito Giannini e il Verona da La Spezia in poi. Infortuni a catena e tutti nei ruoli chiave. Il gol di Le Noci sbagliato in Liguria in una gara che il Verona non avrebbe meritato di perdere e il pareggio con il Bassano, frutto sì di un secondo tempo inguardabile, ma anche di un colpo, l’unico, da otto in buca al centro di Crocetti.
La quarta fase, la fase della confusione. Nel tentativo anche logico di rivitalizzare una squadra ormai morta, Giannini arriva alla gara con la Salernitana dove compie altre scelte che danno l’idea, però di una confusione generale. Vriz a destra, Ferrari e Pichlmann in attacco, Cangi, Garzon e Selva in panchina un 4-2-4 con l’inutile Le Noci a sinistra. Il Verona si squaglia al cospetto di una modestissima Salernitana. Anche se Giannini dice che lui non si arrenderà, in verità è la sua squadra che ha alzato bandiera bianca. Una squadra che, dopo la gara di oggi, non riesce più a seguire il suo allenatore, o viceversa. E sarà lui a pagare per cercare di salvare una stagione che ora si fa veramente in salita.
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