Il barcone, con 150 immigrati egiziani a bordo, è affondato nelle acque territoriali libiche poco dopo essere partito. Tant’è che il mare ha restituito i corpi sulle coste della Libia. Nessuno ne sapeva nulla. Le autorità di Tripoli hanno dato notizia giorni dopo che la tragedia era avvenuta. Sarebbe una follia anche ipotizzare un mancato soccorso da parte della nostra marina. Eppure i giornali della sinistra comunista (e non solo) non esitano a mettere questi morti in conto al nostro Paese e al nostro governo.
"Di chi è la responsabilità di questa strage continua? – si domanda Valentino Parlato sul Manifesto e si risponde – Nostra, della nostra globalizzazione aperta a tutti i movimenti di capitali, ma chiusa, fino all’omicidio di massa, alle persone”. Quindi per non commettere più omicidi massa dovremmo aprirci, magari costruire un ponte dalla Sicilia alla Libia per garantire che tutti i disperati dell’Africa arrivino incolumi nel nostro Paese…
L’Unità è ancora più diretta nell’accusa. Sopra la foto in prima pagina di un annegato titola: Morti per l’Italia. Ed Enrico Fierro scrive:” Quanti morti dovremo ancora contare nel Canale di Sicilia prima che il governo italiano capisca che la campagna elettorale è finita e che è arrivata l’ora di affrontare seriamente un tema epocale come quello dell’immigrazione?”
Quanti decenni dovranno passare – mi domando io – prima che una sinistra accecata dall’ideologia si renda conto che nessun italiano di buon senso può sentirsi in colpa per questi poveri morti e che nessuna responsabilità può essere adossata al nostro governo (benchè lo guidi il Cavaliere Nero)…Anche la nostra emigrazione verso gli Stati Uniti e il Sudamerica fu funestata da tragedie del mare, centinaia di italiani morirono nei naufragi. Ma nessuno fu così sconsiderato e fazioso da sostenere che erano morti per colpa dell’America.
Oggi come allora c’è una responsabilità diretta ed immediata: delle carette dei mari che trasportavano i nostri emigranti, dei mercanti di schiavi che stipano carne umana sui gommoni. Oggi come allora c’è una responsabilità indiretta, strutturale, di governi incapaci di garantire la sopravvivenza delle proprie popolazioni che le costringono a cercarla in Paesi lontani. Una responsabilità che ebbero anche i governi dell’Italia prefascista. E che è evidente oggi se guardiamo ai regimi dittatoriali e razzisti che dominano e affamano gran parte dell’Africa, incamerando ogni aiuto internazionale, incuranti della crescita ecomica dei loro Paesi, attenti solo all’arricchimento personale, famigliare di clan o di tribù.
Non vi pare che la strage nel Mediterraneo vada messa in conto ai regimi africani e agli scafisti che sono i loro carnefici?
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