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IL GREMBIULE NON FA IL GIAPPONESE

 

L’abito non fa il monaco, figuriamoci se il grembiule fa il giapponese.

Il ministro Gelmini vuole reintrodurre il grembiule nelle scuole, ed è difficile non essere d’accordo: è una questione di decoro, evitare che ragazzi e ragazze si presentino sbracati o con un look da discoteca; è anche una questione di decenza sociale nei confronti dei troppi stronzetti/e griffati dai loro genitori. Nel “tempio del sapere” si dovrebbe entrare vestiti con decenza e sobrietà.

Dopo di che prendiamo atto che nemmeno dieci grembiuli basterebbero ad avvicinarci alla civiltà che hanno dimostrato le scuole e l’intera società giapponese di fronte a quei loro connazionali (nove studenti e un docente) che avevano osato lordare con dei graffiti le pareti esterne della cupola del Brunelleschi. I tanti altri turisti giap giunti in vitita a Firenze hanno fotografato allibiti quei graffiti-ideogrammi e, una volta tornati in patria, è partita la caccia ai colpevoli. Un “chi l’ha visto?” lanciato dai principali quotidiani e dalle principali reti televisive del Giappone. Un intero Paese che trovava inaudito farsi conoscere all’estero con un gesto così rozzo e volgare. Per il rapporto armonioso che lega i giapponesi alla propria storia, alle opere d’arte, all’ambiente, è inaudito che qualcuno possa lordare un monumento, possa sporcare, possa comportarsi in modo non educato.

Giornali e televisione giapponesi all’unisono si sono scusati con l’Italia (!). Quanto ai grafittari, gli studenti sono stati sospesi e l’insegnante – tanto più colpevole in quanto da lui ci si aspettava il buon esempio – è stato licenziato in tronco. Il tutto col pieno e totale consenso dell’opinione pubblica, dei mezzi d’informazione, della cultura e della politica giapponesi. Senza proteste, accuse di discriminazione, tragedie né sceneggiate (immaginate cosa serebbe successo da noi?); con gli studenti e l’insegnante impegnati solo a cospargersi il capo di cenere. Una scuola e un’intera società in totale sintonia di fronte all’inciviltà sciocca e gratuita, che da noi invece viene addirittura promossa: per noi i graffiti sono una forma d’arte da tutelare…

Ce ne vogliono di grembiuli per diventare come i giapponesi. Da quegli italiani sgangherati che siamo possimo almeno ammirarli? Possiamo dire che sono un popolo, una razza, una civiltà superiore alla nostra? O la legge Mancino ce lo vieta?…

 

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