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NESSUNA PIETA’ PER GLI ACCATTONI

 Nessuna pietà per gli accattoni. Non la pensano così solo i sindaci che, a prescindere dai colori politici, hanno cominciato a multarli e a sequestrare loro il bottino, adesso lo dicono anche i sacerdoti. Anzi lo dice addirittura un vescovo, quello di Verona mons. Giusepe Zenti che – intervistato dal quotidiano L’Arena – dichiara: “La gente non deve impietosirsi di fronte a chi per strada chiede l’elemosina.Spesso il povero che allunga la mano ha alle spelle dei delinquenti o comunque un mondo adulto che sfrutta le persone più indifese e di fronte alle quali è più facile commuoversi”. “Qui a Verona – prosegue mons. Zenti – non esiste il problema della fame e di un tetto sotto il quale dormire. Le possibilità sono offerte a tutti , se poi per qualcuno è più comodo chiedere l’elemosina è un altro discorso. Ma non è dignitoso farlo né è un gesto di pietà donare qualche soldo”.

Mi sembra che il vescovo di Verona fotografi in modo molto preciso quelle che sono le nuove coordinate dell’accattonaggio. Un fenomeno oggi radicalmente diverso da com’era un tempo, anche nel nostro Veneto fino al boom economico degli anni Sessanta: prima la miseria esisteva davvero, il lavoro mancava sul serio e le persone allungavano la mano per sopravvivere perchè non avevano alternative. Lo Stato sociale o non esisteva o era molto più rudimentale. Mentre nessuno nella Verona, nel Veneto, nell’Italia di oggi viene lasciato morire di fame. Al di là dell’assistenza sociale pubblica o privata (pensiamo alla Caritas), esiste poi comunque un’opportunità di lavoro.Magari in condizioni molto ma molto discutibili, che possiamo definire di autentico sfruttamento, come in talune cooperative dove la retribuzione è vergognosamente bassa. Ma tutti hanno quantomeno l’opportunità di sopravvivere col proprio lavoro.

Quindi oggi non c’è più quello stato di necessità, quella mancanza di alternative, che in passato rendeva inevitabile l’accattonaggio. Oggi chi mendica o lo fa all’interno di un disegno criminale, di cui può essere strumento e vittima (come nel caso dei bimbi nomadi) o lo fa per cialtroneria, trovando più comodo allungare la mano che usarla per fare le pulizie o scaricare cassette al mercato ortofrutticolo.

Capirlo ed esserne convinti può non risultare immediato, specie per quelli della mia generazione che veniva educata a fare la carità e che, fin da bambini, si sentivano buoni quando donavano una moneta al mendicante. Oggi la carità non è un atto di bontà né di generosità, ma solo di complicità con i criminali o con i cialtroni.

 

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