Da Castelvolturno a Milano è arrivato, sia pure con modalità diverse, lo stesso segnale univoco: dobbiamo prepararci a fare i conti con la protesta, con la rivolta sociale, dei neri e degli immigrati in genere. Un fattore nuovo, ancor più preoccupante del loro coinvolgimento nella criminalità, che prefigura scenari (cito il Corriere della sera) da “sommosse nei ghetti neri di Los Angeles e rivolte nelle banlieue parigine”.
Le violenze, l’autentica rivolta dei nigerani a Castelvolturno, sono di una gravità senza paragoni. Le scene dei neri che giravano sparando in aria, che distruggevano auto, vetrine, mezzi pubblici le abbiamo viste prima – osservava l’inviato de La Stampa – solo nei Paesi africani durante un golpe. Era in atto un golpe anche sulla riviera Domizia? Il golpe degli spacciatori nigeriani che tentavano di soppiantare i casalesi? Di certo la ferocia della camorra, che ha colpito implacabile come sempre, non può giustificare la rivolta dei nigeriani. Un telespettatore ha fatto un parallelo che trovo inoppugnabile: i coniugi Pelliciardi di Gorgo al Monticano l’agosto dell’anno scorso sono stati massacrati e seviziati nel modo più bestiale da due albanesi e un romeno. Ma l’atrocità della mattanza non avrebbe comunque giustificato la rivolta dei loro amici e conoscenti trevigiani; cosa avremmo detto se si fossero messi a scorazzare sparando in aria, distruggendo mezzi pubblici o dando l’assalto ad abitazioni di albanesi, romeni o altri immigrati? Li avremmo giustificati o avremmo detto che aveva ragione l’Unità a parlare di Ku-Klux-Klan in azione a Treviso? E a Castelvolturno cosa abbiamo visto? Una protesta civile di cittadini immigrati esasperati o il Ku-Klux-Klan nigeriano in azione? Hanno lamentato la latitanza dello Stato; ed uno Stato più presente ci vorrebbe di sicuro: tanto per contrastare la camorra, quanto per impedire che accanto a due mila immigrati regolari ce ne siamo venti mila di clandestini.
Per altro quanto accaduto a Castelvolturno è tanto inaudito che stenti perfino a credere (pietosa illusione) che sia accaduto nel nostro Paese. Non riesci ad immaginare una replica in Veneto. E magari senti più incombente ciò che è successo sabato scorso a Milano, pensi che questo possa ripertersi anche nelle nostre città venete: la protesta per l’assassinio di Abdoul Guibre, la manifestazione “antirazzista” degenerata in violenza, danneggiamenti, lanci di bottiglie contro le forze dell’ordine, slogan minacciosi verso la città e i suoi abitanti. Bob, metalmeccanico marocchino di 22 anni, dichiara al Corriere: “ Lanciamo un segnale: ci siamo e possiamo fare male a questa città che ci tratta come bestie”. Capito? A Milano, in una delle grandi capitali dell’Europa civile (non nella Castelvolturno della camorra) si sentono trattati come bestie!…Magari anche a Verona, anche a Padova, anche nei piccoli centri del nostro Veneto si sentono trattati come bestie. E cosa si fa? Non sto nemmeno a vedere se questo giudizio sia fondato o delirante, mi domando solo come fronteggeremo la loro rabbia quando scenderanno in piazza.
Quella di Milano – hanno osservato i media – è stata la prima manifestazione degli immigrati di seconda generazione, quelli con la pelle nera ma nati qui e con la cittadinanza italiana. L’esperienza europea insegna che la seconda generazione è spesso più pericolosa e meno integrata della prima: loro hanno bruciato in Francia le periferie; erano giovani islamici all’apparenza perfettamente integrati (fotografati a fare rafting sui torrenti, come i fighetti della Padova o della Verona bene) gli autori degli attentati di Londra. Dobbiamo considerarle risposte indotte dal razzismo dei francesi e degli inglesi?
Ultimo pensiero (sconsolato) ai nostri intellettuali da salotto. I Moni Ovadia e le Ottavia Piccolo, gli Agnoletto no global e rifondaroli, che pensavano di cavalcare la protesta antirazzista: avevano organizzato la manifestazione, stabilito slogan e percorsi, e già si vedevano belli a guidarla in prima fila con i neri a reggergli lo strascico. Ma in un battibaleno sono stati soppiantati dagli amici di Abdoul che hanno deciso loro dove si andava e cosa si sfasciava. Della serie: ad aizzare i lupi si rischia di finire tutti sbranati.
Lascia un commento