La guerra televisiva attorno all’Iva di Sky è diventata anche guerra dei giornali dopo che Berlusconi ha accusato i direttori di Corriere e Stampa, Paolo Mieli e Giulio Anselmi, di essere incapaci di fare il proprio mestiere e perciò degni di andarsene a casa. Apriti cielo: reazione sdegnate non solo dei diretti interessati e delle due testate, ma di tutto il giornalismo italiano con sindacato e ordine dei giornalisti pronti a scendere in campo a difesa della “casta stampata”.
Una nota del direttore Anselmi afferma che La Stampa “ha informato con scrupolo e rigore i lettori”. Magnifico. Ma proviamo a immaginare una nota di Palazzo Chigi che affermi Berlusconi ha “governato con scrupolo e rigore nell’esclusivo interesse dei cittadini”; penderemmo sul serio questa affermazione? Credo piuttosto che ci metteremo a ridere giudicandola una difesa d’ufficio scontata e insignificante.
Prescindiamo dal caso specifico, non entriamo nel merito di questa polemica cioè se Berlusconi abbia ragione o torto, ma restiamo al principio generale. E’ possibile dire qualunque cosa dei politici – che sono incompetenti, che sono ladri, che bisogna mandarli a casa – e nessuno si scandalizza, anzi, tutti o quasi condividono. Non c’è ordine né sindacato che insorga a difenderli. Allo stesso modo possiamo dire che certi chirurghi sono macellai o che certi ingegneri non sanno progettare nemmeno un pollaio; al massimo saremo chiamati a rispondere per diffamazione del singolo, ma non nasce un caso, non ci sono reazioni scandalizzate dei loro ordini professionali. Guai invece a mettere in discussione la professionalità dei giornalisti o quella dei magistrati, scatta qualcosa di molto simile al villipendio della religione. Il che ci dimostra che nel nostro Paese ci sono tante caste, tutte con in loro privilegi, ma solo due hanno la pretesa di essere anche caste intoccabili: i magistrati e i giornalisti appunto.
Un politico che affermi di essere “al servizio dei cittadini” viene sommerso di pernacchie. Mentre l’associazione nazionale magistrati viene tranquillamente a spiegarci che loro sono “al servizio esclusivo della giustizia” e guai a spernacchiarli…I giornalisti ripetono fino alla noia di essere “al servizio esclusivo dei lettori” magari dimenticandosi che il direttore della Nazione di Firenze è stato appena beccato con l’editoriale nel sacco, perchè era al servizio di un lettore molto particolare (cioè uno speculatore con precisi interessi immobiliari). Che sia l’eccezione o qualcosa che assomiglia alla norma?
Dobbiamo domandarcelo perchè credo che un serie di fattori storici e culturali determinino l’etica di base di un Paese, che poi più o meno si riverbera nei comportamenti di tutte le categorie sociali. O siamo convinti che nello stesso Paese possano esserci politici tutti ladroni e giornalisti tutti immacolati, professionisti seri ed impegnati, dediti esclusivamente ad informare in modo britannico? Proprio perchè vogliamo che non ci sia un regime dobbiamo poter criticare tutti: il premier per primo, ma anche Mieli o Anselmi. Sperando che nessuno si consideri intoccabile come…un Mussolini.
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