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PROSTITUTE E FAI-DA-TE DEI SINDACI

 

 

Il fai-da-te dei sindaci, il fiorire di ordinanze dei primi cittadini. Che magari possono lasciare perplessi, come quest’ultima annunciata da Flavio Tosi – multe alle prostitute anche in appartamento – quasi che il sindaco di Verona ambisse ad estirpare la pianta peccaminosa dell’amore mercenario. In realtà lo stesso Tosi ha spiegato al Tg di Telenuovo che lui si limita a tamponare, ossia a cercare di dare una risposta anche a quei cittadini che protestano perchè la prostituzione ce l’hanno in casa, cioè nel condominio, e non solo sotto casa cioè in strada. Io per primo – ha aggiunto sempre Tosi – auspico una nuova legge che regolamenti meglio il settore.

Dal che si desume che i sindaci sono costretti al fai-da-te. Costretti dal fatto che i governi nazionali non riescono a legiferare su tante questioni importanti. Basti ricordare che con la prostituzione siamo fermi alla legge Merlin del 1958 (preistoria di un sesso a pagamento che usciva dalle case chiuse e non conosceva prestatrici d’opera straniere), ed è scomparso nelle nebbie anche il progetto Carfagna di cui si era discusso nei mesi scorsi. Il risultato delle ordinanze dei sindaci è paradossale perchè produce una macchia di leopardo dove, ad esempio, l’esercizio della prostituzione varia da Verona a Vicenza a Padova; mentre dovrebbe essere regolamentato in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. E lo stesso dicasi per altri grandi temi, come sicurezza ed immigrazione, anche questi invece delegati sempre più ai primi cittadini.

Va però capito che è anche questa una delega obbligata, costretta, non tanto dalla mancanza di volontà politica dei governi centrali, quanto dalla mancanza di strumenti adeguati per procedere. Il paradosso è che i governi nemmeno le ordinanze possono fare: nel senso che i decreti legge sono vietati dalla Costituzione, e quindi devono impantanarsi nell’iter eterno e paralizzante del bicameralismo. Dove nessuna legge importante passa se non con l’accordo, tacito o esplicito, dell’opposizione. Prova nei sia che lo stesso Bossi, se vuol veder decollare un simulacro di federalismo, deve avere il benestare preventivo del Pd; altrimenti sa che non se ne farà nulla. Non dico per caso simulacro di federalismo; lo dico perchè fatalmente qualsiasi legge che abbia bisogno di un consenso così ampio per vedere al luce, non potrà essere che una legge annacquata. Più pasticciata, più legge tampone ancora delle ordinanze dei sindaci. Perchè i governi locali hanno poteri che il governo centrale se li sogna.

E quindi si desume anche che quando Berlusconi poneva il presidenzialismo a madre di tutte le riforme costituzionali, coglieva il nocciolo della questione. Se volete deliriamo pure di dittature e regimi; ma se invece guardiamo alla realtà dobbiamo ammettere che oggi qualsiasi governo – di Prodi o di Berlusconi, di Bossi o di Ferrero – è un governo impotente; che non ha gli strumenti per intervenire in maniera efficace e tempestiva sui grandi temi che investono il nostro Paese. Perciò ringraziamo il cielo di avere almeno il fai-da-te dei sindaci.

 

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