L’ambulatorio per soli immigrati di Bassano ha riaperto le polemiche sulle cure mediche agli stranieri presenti nel nostro Paese, clandestini compresi. Ci sono stati interventi puntuali e sdegnati, anche di giuristi illustri (Mario Bertolissi), per ricordare che l’art. 32 della nostra Costituzione sancisce il diritto alla salute e l’obbligo delle cure gratuite per tutti gli indigenti. Perfetto. Ma a cosa serve sfondare una porta già aperta? Nessuno infatti nega il dovere, umano e civile prima ancora che costituzionale, di curare chiunque ne abbia bisogno. O c’è forse qualcuno che sostiene che il clandestino va lasciato morire se non si paga l’assistenza sanitaria? La stessa Lega contesta solo quello che potremmo chiamare “l’eccesso” di cure: cioè lo straniero che si presenta, ubriaco e arrogante ma sostanzialmente sano, nel pronto soccorso andando a mettere in crisi inutilmente questa struttura. Oppure il caso, denunciato proprio dalla Lega Nord di Padova, del giudice di pace che impone di dare in dote al tunisino colpito da decreto di espulsione un corredo di farmaci del valore di ben 9 mila euro; aggiungendo anche la facoltà di rientrare nel nostro Paese per accertamenti e visite mediche sull’andamento della sua patologia.
Il distinguo netto che fa la Lega non è sul dovere di curare anche il clandestino: è sul garantire al clandestino stesso la possibilità di continuare a restare indisturbato nel nostro territorio dopo che è stato curato. Ci sono infatti leggi precise che vietano di entrare illegalmente nel nostro Paese. Dobbiamo rispettare la Costituzione per ciò che concerne il diritto alla salute. Bene. Dobbiamo anche rispettare le leggi sull’immigrazione o queste dobbiamo tranquillamente accettare che vengano violate?
E’ lo stesso discorso dei barconi che arrivano dall’altra sponda del Mediterraneo carichi di stranieri spesso stremati dal viaggio. Nessuno nega che vadano dissetati, sfamati e anche curati. Il distinguo inizia da qui in avanti: dobbiamo fargli fare dietrofront e scortarli verso i lidi da cui erano partiti o dobbiamo aiutarli ad entrare illegalmente nel nostro Paese portandoli fino a Lampedusa? Fin’ora abbiamo scelto la seconda opzione. E personalmente la giudico una follia. Ma nessuno ha mai sostenuto che o pagano oppure li lasciamo morire di sete e di stenti.
Mi sembra dunque una mossa ribalda confondere volutamente i due piani: cioè tirare in ballo il grande tema umanitario delle cure mediche, da tutti condiviso, per nascondere il tema altrettanto grande del mancato contrasto della clandestinità, da molti non condiviso. L’obiezione è che se il clandestino venisse identificato, quando si presenta all’ambulatorio o al pronto soccorso, rinuncerebbe a curarsi piuttosto che incorrere nel pericolo dell’espulsione. Verissimo. Ma che scelga. O pretende di avere la botte piena e la moglie ubriaca, cioè il diritto sia alle alle cure che a rimanere illegalmente nel nostro Paese? Anche perchè a quel punto il cittadino, al contrario, è sia cornuto che mazziato: nel senso che deve pagare lui le cure tramite la fiscalità generale e nello stesso tempo continuare a subire la pesante turbativa rappresentata dalla massiccia presenza di clandestini nel proprio territorio.
Lascia un commento