La prima preoccupazione del governatore Giancarlo Galan è di “curare” la Lega, cercare cioè di evitare che gli porti via la presidenza del Veneto che nel 2010 vorrebbe ottenere per il quarto mandato. Va capito, tutti al suo posto avremmo la stessa cura. Anch’io, potendo, vorrei diventare il monarca del Veneto e lasciarlo poi in eredità a mia figlia Lucia. Naturale dunque che Galan pensi ad una presidenza a vita da lasciare poi in dote a Margherita.
Per marcare stretto la Lega, però, bisogna distinguersi sempre, polemizzare in ogni occasione. Anche in barba al buon senso e al comune sentire dei cittadini veneti. Come fatto puntualmente da Galan cogliendo in queste ore il pretesto delle cure ai clandestini. Cure che sarebbero a rischio adesso che è stato tolto ai medici il divieto di segnalare quelli che si presentano. Andando contro la Lega e la sua stessa maggioranza di governo, il presidente del Veneto denuncia “il rischio di creare malattie clandestine, di perdere il controllo sanitario del nostro territorio e mettere in pericolo la salute di tutti, anche degli italiani”.
Va bene l’esigenza di “curare” la Lega, ma non al punto di stravolgere la realtà e calpestare il buon senso. Se c’è infatti un rischio “di perdere il controllo sanitario del nostro territorio” questo sarà dovuto alla presenza di decine di migliaia di clandestini, che entrano senza alcun controllo né sanitario né di altro genere; che possono portare qualunque malattia; che vanno dal medico e poi possono tornare a scomparire senza che nessuno più possa controllare che fine ha fatto una scabbia, una tubercolosi, una qualunque patologia infettiva. O dobbiamo credere che il rischio, delineato da Galan con toni così apocalittici, si presenti solo ora perchè il medico ha facoltà di segnalare di aver curato uno sconosciuto?
Va bene l’esigenza di “curare” la Lega, ma come fa Galan ad affermare che “il clandestino, che sa di rischiare l’espulsione andando in ospedale, deciderà di non curarsi”? Ma in che Paese vive il governatore del Veneto? Vive forse in un Paese dove le espulsioni sono all’ordine del giorno, dove vengono effettuate a migliaia nel modo più inflessibile? Il clandestino sa benissimo che non rischia nessuna espulsione. Sa che, quando proprio dovesse andargli male, gli verrà consegnato un pezzo di carta con su scritta l’intimazione a lasciare il Paese; e lui, come fan tutti, quel pezzo di carta lo userà come carta igienica. Il clandestino quindi continuerà a farsi curare perchè sa di non rischiare proprio nulla nel nostro Paese sfasciato dove il rispetto delle regole è solo un ricordo.
Modificando questo emendamento del Testo unico sull’immigrazione, Lega e governo fanno semplicemente finta che esista ancora uno Stato che tutti – ed i clandestini per primi – sanno non esistere più da decenni.
Esiste invece ancora la deontologia professionale, l’etica, lo slancio umanistico di quegli operatori sanitari pronti alla disobbedienza civile al grido “siamo medici ed infermieri, non siamo spie!”. E, siccome non siamo spie, di fronte ad un reato (posso ricordare che la clandestinità sarebbe, appunto, un reato?) ci giriamo prontamente dall’altra parte; non vediamo e non sentiamo. Che uomini tutti d’un pezzo! Che eroi civili! Totò Riina rimpiangerà di non aver avuto picciotti così.
E i tassisti non capiranno perchè, se loro montano un clandestino in macchina, rischiano la denuncia per favoreggiamento; mentre il medico nemmeno deve segnalarlo. Forse perchè loro, i tassisti, non sono…”tassisti senza frontiere”.
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