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ROMENI INNOCENTI, ITALIANI COLPEVOLI

 

 

Come sappiamo le indagini sullo stupro nel parco romano della Caffarella hanno avuto sviluppi sorprendenti: l’esame del dna esclude che siano stati i due romeni. I quali dunque risulterebbero innocenti, non ostante fossero stati riconosciuti dalla ragazzina violentata e dal suo fidanzato; e non ostante uno dei due avesse addirittura confessato il delitto. Diamo per scontato che siano innocenti. Ma non è scontata, anzi è aberrante, l’equazione che ne è scaturita: dal momento che sono risultati innocenti i romeni, sono colpevoli di razzismo gli italiani; lo sono i mezzi d’informazione che, per assecondare il furor di popolo xenofobo, hanno sbattuto il mostro romeno in prima pagina.

E’ la tesi sostenuta sia da Riccardo Barenghi su La Stampa che da Piero Sansonetti sul Riformista. Ma è una tesi aberrante. Come ha spiegato Michele Brambilla su Il Giornale, non possiamo infatti scambiare un errore giudiziario con il razzismo. Lo stesso errore giudiziario che inquirenti e magistrati hanno compiuto con Elvo Zornitta, per mesi e mesi indicato come Unabomber e anche lui sbattuto, innocente, in prima pagina; benché sia friulano e non romeno.

Se vogliamo è un malcostume dei mezzi d’informazione, questo di sbattere il mostro in prima pagina prima di avere la certezza assoluta che sia davvero un mostro. Ma è un malcostume che prescinde dalla nazionalità del mostro presunto, che vale appunto anche per quelli italiani. Ma, nei confronti, dei romeni c’è o no un pregiudizio? Lo chiamerei piuttosto un postgiudizio. Nel senso che è andato maturando a seguito di una serie di riscontri: quando le statistiche ufficiali ci dicono che il 20% dei reati è compiuto da romeni benché siano meno del 2% della popolazione residente nel nostro Paese, il giudizio negativo che monta nei loro confronti come lo chiamiamo? Un pregiudizio o un postgiudizio? Ripeto un osservazione già fatta: gli italiani in Europa spesso sono detti mafiosi, è un pregiudizio o un postgiudizio? Ripudiamo noi la mafia, ripudino loro il ricorso al crimine, e scompariranno i pre o i post giudizi.

Un autocritica però va sicuramente fatta. Ed è sulla tendenza che abbiamo ad equiparare e confondere romeni con rom. Non hanno lo stesso stile di vita, non generano lo stesso allarme sociale. Direi che l’ha spiegato in modo convincente il sindaco di Verona Flavio Tosi giovedì sera ad Annozero, ricordando che nella sua città c’è una grossa comunità di 8 mila romeni, i quali lavorano in edilizia o in altri settori, molte donne fanno le badante, tutti vivono in case civili, pagano l’affitto e vogliono inserirsi. Una situazione ben diversa – ha spiegato sempre Tosi – dagli zingari che bivaccano nei campi o nelle baraccopoli, che rifiutano le regole della convivenza civile e nulla fanno per inserirsi. La massima parte dei reati arrivano da queste aree di degrado.

Dopo di che non nascondiamoci che il razzismo può sempre scatenarsi. Non ci sono anime belle o colte che ne siano immuni. L’importante è evitare l’innesco: finché non veniamo toccati è abbastanza facile ragionare molto civilmente come Barenghi e Sansonetti, ma se ci stuprano la figlia è quasi impossibile non reagire alla Borghezio. Quindi il modo più efficace di combattere il razzismo non è predicare la fratellanza umana universale, ma prevenire lo stupro sotto casa.


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