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IL PENSIERO UNICO DI FINI E’…SILVIO

 

Fa un po’ tenerezza Gianfranco Fini con questa sua affermazione che campeggia sui titoli dei quotidiani: “No al pensiero unico nel Pdl”. E’ infatti trasparente la sua aspirazione ad un pensiero chiamiamolo “binario”: dove cioè anche lui conti qualcosa e non solo Berlusconi. Aspirazione legittima ma drasticamente smentita dai fatti anche di questi giorni, con An che si scioglie per confluire, e Fi che invece non si scioglie perchè semplicemente annette gli alleati che ci stanno in quel Pdl che Berlusconi annunciò (senza alcuna consultazione) una sera sul predellino in piazza S. Babila…Naturale che il pensiero, o meglio l’ossessione unica, di Fini sia…Silvio; ma non è sufficiente a cambiare i rapporti di forza nel nuovo Pdl.

Prescindendo dalle aspirazioni personali, non si capisce poi che modello di partito abbia in mente Fini. Sogna forse un Pdl ad immagine e somiglianza della Dc? Sicuramente nel vecchio scudocrociato il pensiero unico era messo al bando; le correnti spuntavano come i funghi a settembre: De Mita, Andreotti, Moro, Bisaglia, Fanfani ognuno aveva il suo pensiero e la sua “parrocchia”. Ma aggiungerei anche che la Dc era l’eccezione. Al suo interno infatti i partiti erano almeno due o tre, tenuti assieme dal collante anticomunista, e pronti a dividersi com’è puntualmente avvenuto dopo il crollo del muro. Già allora però gli altri partiti erano diversi: il Psi era Craxi, il Pci Berlinguer, il Pri Ugo La Malfa. Tutti improntati al pensiero unico dell’unico leader da tutti i dirigenti e i militanti riconosciuto.

Esattamente come oggi. Ve lo immaginate Calderoli che si alza e dice che la Lega non deve avere il pensiero unico di Umberto Bossi? O l’ottimo Massimo Donadi che fa lo stesso con Antonio Di Pietro? Impossibile anche pensarlo. E non a caso Lega e Idv sono due partiti che, da una parte e dall’altra, funzionano egregiamente. Mentre i problemi nascono proprio quando i “pensieri”, cioè gli aspiranti leader, si moltiplicano: Rifondazione implosa dopo l’uscita di scena di Bertinotti; o il povero Veltroni che avrebbe tanto voluto essere il pensiero unico del Pd, ed è invece stato sepolto dai “mille fiori” della Margherita e dei Ds…

Fini, nel suo slancio antifascista, sembra fare un po’ di confusione tra pensiero unico e partito unico. Nelle dittature c’è appunto l’esecrabile partito unico. Mentre in democrazia la pluralità dei pensieri politici è garantita dalla pluralità dei partiti. Pensare che la pluralità debba esistere e persistere dentro lo stesso partito, significa solo condannare quel partito alla conflittualità interna permanente. Dico che la conflittualità non deve persistere; perchè può e deve esserci un confronto-scontro di posizioni, poi però non può mancare il leader che elabora una sintesi precisa da proporre al proprio elettorato.

I partiti che funzionano bene hanno sempre funzionato così. Sono considerazioni elementari che anche Gianfranco Fini condividerebbe; se non fosse offuscato da questo pensiero unico, da questa autentica (e comprensibile) ossessione, che per lui si chiama Silvio Berlusconi.


 

 

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