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IL GIORNO DELLO SCIACALLO

 Odiose, certo, le figure degli avvoltoi, degli sciacalli, che puntualmente anche in Abruzzo si aggirano tra le macerie per lucrare sulla tragedia altrui. Ma, quantomeno, è utile ricordare che ci sono anche loro; che siamo anche questo. Utile a riequilibrare un po’ la sbornia autocelebrativa che tenderebbe a rappresentarci come un popolo di santi, di volontari, di generosi tutti votati alla solidarietà. Siamo anche questo; ma restiamo anche un popolo di sciacalli. E non è detto che i peggiori siano quelli che apertamente si aggirano tra la macerie. Quelli almeno non si travestono, non si nascondono sotto la pelle dell’agnello…

Siamo arrivati ormai ad avere più conti correnti pro terremotati che terremotati. Non c’è giornale, associazione, istituzione che non abbia aperto il proprio: è una gara di solidarietà o una gara di pubblicità? Non è che il terremoto diventi l’occasione per esibire (oltre che per praticare) gli slanci umanitari? Vediamo chi riesce a commuovere di più: mi pare abbia vinto Vittorio Feltri con Libero che raccoglie fondi solo per “i bambini dell’Abruzzo vittime del terremoto”. Feltri è il più sensibile o il più furbo? I bambini, i bambini…quanto ci commuove pensare ai bambini, quanto ci sentiamo buoni…Sicuri di non essere anche un po’ avvoltoi che germiscono i bambini e li strumentalizzano? E gli anziani, nessuno che pensi solo agli anziani? Magari potrebbe farlo Il Giornale di Mario Giordano che si batte con Libero copia su copia…Capo branco degli sciacalli resta comunque Gianni Riotta che ha usato il terremoto per esibire l’ auditel del Tg1 al momento di lasciarlo…(col rimpianto, vien da pensare, di una catastrofe ancora più devastante che l’auditel magari l’avrebbe raddoppiato…)

E poi servono davvero questi mille rivoli della raccolta fondi o servono anzitutto a rendere impossibile il controllo di dove vanno realmente a finire i mille rivoli?…Ammettiamo (e non mi pare assolutamente sia così) che tutti confluiscano in un unico punto – alla protezione civile piuttosto che ad un qualunque organismo pubblico – in modo di consentirne l’utilizzo più razionale fondato sulle priorità reali. Ma è comunque questo il modo di procedere? Di fronte alla catastrofe ci si appella alla solidarietà, alla generosità privata che va ad integrarsi all’intervento pubblico. Procediamo così perchè siamo tanto solidali o perchè restiamo un po’ straccioni? Non sarebbe più serio che pensasse a tutto e a tutti lo Stato con una tassa specifica che ogni cittadino (non solo quelli buoni e generosi) è tenuto a pagare in base al suo reddito? I Paesi del Nord Europa hanno meno volontariato perchè sono meno generosi o perchè sono meglio organizzati?

Quanto alla generosità e alla solidarietà, che certamente pratichiamo in modo diffuso e di cui è giusto andare fieri, ricordiamoci che è il frutto dell’educazione e della cultura. E’ il risultato di secoli di civilizzazione. Direi anzitutto di una civiltà cristiana fondata su “ama il prossimo tuo come te stesso”. E, nella prassi, fondata su “non sappia la tua mano destra cosa fa la sinistra”. Cioè una generosità silenziosa. Che, se diventa invece esibizione, allora è da giorno dello sciacallo.

 


 

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