L’argomento principe con cui l’opposizione e la Chiesa criticano i “respingimenti” di Maroni è che tra i clandestini riportati in Libia possono essercene alcuni o molti in condizione di chiedere asilo politico. A sostegno di questa tesi Gian Antonio Stella sul Corriere di sabato ricordava che il diritto d’asilo è solennemente sancito dall’articolo 10 della nostra Costituzione e che la stessa Convenzione di Ginevra ribadisce che va garantito a chi scappa per il timore di essere perseguitato “per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza ad un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche”. Quindi Maroni e il governo Berlusconi sarebbero dei barbari che violano sia la Costituzione che la Convenzione di Ginevra.
C’è però un piccolo problema di date. La nostra Carta è del 1946 e quella ginevrina del 1951. All’epoca si pensava ai perseguitati politici come ad una pattuglia di oppositori, numericamente simile ai nostri antifascisti che negli anni Trenta chiesero asilo in Francia. Nessuno immaginava di dover dare una riposta a fenomeni biblici come le moderne migrazioni; con decine e decine di milioni di persone che, nella sola Africa, sono in fuga tanto dalla persecuzione politica e religiosa quanto dalla miseria e dalla morte per fame. Se ragioniamo in termini umanitari non si capisce proprio perchè dovremmo dare asilo ai primi ed essere liberi di respingere i secondi: forse fa più pena un adulto perseguitato politico di un bambino che muore di fame? In termini umanitari dovremmo farci carico di tutti. Ma, oltre alla buona volontà, ci vogliono le risorse.
Di fronte a fenomeni di questa portata sarà la comunità internazionale, sarà l’Onu con il suo alto commissariato ai rifugiati politici che, invece di bacchettare il governo italiano, tenterà di dare una risposta adeguata, ripartendo gli oneri tra tutti i Paesi economicamente in grado di sostenerli. D’accordo che, geograficamente, siamo il ponte tra l’Europa e l’Africa; ma nessuno può ritenerla una ragione sufficiente perchè sia il solo nostro Paese a farsi carico della fame e della persecuzione dell’intero Continente Nero.
La colpe, se colpe ci sono, sono dell’intero Occidente e vanno appunto ripartite equamente. Anche ricordando che il colonialismo è finito ed è finita l’occupazione militare. Oggi le risorse dell’Africa sono nella piena disponibilità dei governi africani; governi tutt’altro che democratici ma assolutamente padroni e delle risorse e del destino dei loro popoli. Se poi questi governi continuano a scatenare guerre tribali e religiose, se non mettono le risorse a profitto per favorire la crescita economica e sociale dei loro popoli, l’Occidente cosa dovrebbe fare? Distribuire aiuti che continuano a incamerarsi i vari “signori della guerra” e non arrivano a chi ne ha bisogno? Intervenire militarmente con una “guerra giusta” che instauri o riporti la democrazia? La quadratura del cerchio è tutt’altro che semplice.
E il nostro Paese cosa dovrebbe fare in attesa che arrivi questa soluzione planetaria? Viola la Costituzione se tenta di limitare l’eccesso di ingressi? Deve lasciare le porte aperte per continuare ad essere cattolico e democratico? La risposta è già arrivata con il plebiscito di consensi a Maroni. Così tanti da spaventare anche Berlusconi e spingerlo, come mai prima d’ora, a diventare un…Cavaliere padano.
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