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PALETTA E SECCHIELLO PER DARIO

 

 

La battuta è di una lettera al Foglio che cito per intero “Dopo quest’ultimo trionfo elettorale, Franceschini si è meritato paletta, secchiello e cappellino con l’elica. Gli amici lo aspettano al Lido di Pomposa”. Eh sì, meglio mandarlo al mare a costruire castelli di sabbia questo segretario del Pd che si dichiara soddisfatto del risultato del suo partito e certo di avere innescato il “declino della destra”.

Un Pd, un Franceschini che non sa fare i conti come osserva su La Stampa Luca Ricolfi. Conti elementari: su 32 grandi amministrazioni locali (province e comuni capoluogo) che hanno cambiato colore, non ce n’è nemmeno una che sia passata da destra a sinistra perchè tutte sono passate da sinistra a destra. Ed è un risultato omogeneo nell’intero Paese, nel senso che il Pd ha perso anche nelle “regioni rosse” del Centro Italia. Ed è stato un turno di elezioni amministrative dove il centrodestra è tradizionalmente più debole che nelle elezioni politiche.

Ma ci si aspettava di più dal Pdl, ma si era convinti che Berlusconi sbaragliasse definitivamente il campo; e quindi Franceschini esulta perchè non è stato travolto. A questa impostazione ha risposto un nostro telespettatore con l’esempio calcistico: “Come dire che siccome il Brasile non ha più giocato nel secondo tempo, e si è fermato sul 3 a 0 invece che andare 6 a 0, come dire che per questo…ha vinto l’Italia”. Giusto: Lega e Berlusconi si sono fermati sul 32 a 0 – non hanno conquistato anche Bologna, Firenze e Padova – ma non per questo ha vinto il partito di Franceschini.

Sempre Luca Ricolfi rovescia anzi la valutazione, ricorda cioè che la tornata amministrativa si è svolta in un momento di difficoltà e debolezza del centrodestra, con Berlusconi alle prese col processo Mills, il caso Noemi e il caso Patrizia; con una “concorrenza” tra Lega e Pdl piuttosto scoperta; con un Paese investito dalla crisi economica. Ed è finita 32 a 0. Ed il Pd di Franceschini non ha saputo approfittare nemmeno di circostanze sulla carta a lui favorevoli. A dimostrazione che è ben lontano dall’aver individuato una linea politica e un quadro di alleanze in grado di farlo tornare competitivo nei confronti elettorali.

Ritanna Armeni sul Riformista scrive che “la tenuta del Pd in alcune roccaforti ha i caratteri di una residualità più che di una rimonta”. Giusta anche questa osservazione. Basta pensare a quanto accaduto a Padova, città che il centrosinistra ha tenuto non certo per la rimonta del Pd (crollato anzi di 8 punti) ma solo per la capacità politico e amministrativa di un sindaco come Zanonato, che potremmo proprio definire “residuale” di quella che era la grande scuola di amministratori locali del Pci.

Insomma ad un Dario Franceschini soddisfatto per il risultato elettorale del suo Pd bisogna proprio mettere in mano paletta e secchiello, e in testa il cappellino con l’elica.

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