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SANAA E L’ISLAM, UGUALI MA COSI’ DIVERSI

 

 

La tragedia di Sanaa, la ragazza marocchina massacrata a Pordenone da suo padre perchè voleva vivere all’Occidentale e convivere con un italiano, dovrebbe quantomeno servire a farci capire che di uguale ci sono solo i diritti. Tutto il resto è diverso. Diverse sono le culture, le religioni, le tradizioni, le storie de vari Paesi. Affermare che tutte le culture, le religioni, le tradizioni, sono uguali è una colossale fesseria che diciamo solo per paura di venir accusati di razzismo.

Nulla lo dimostra meglio di Sanaa. Questa ragazza marocchina voleva esercitare il suo diritto, a decidere della propria vita, che è eguale a quello di ogni ragazza maggiorenne italiana o eschimese. Ma glielo ha impedito proprio la diversa formazione culturale e/o religiosa di suo padre per il quale è inconcepibile che una figlia viva come voleva fare sua figlia. Non facciamo confusione con i delitti e le violenze passionali, diffusi in cultura, ma che nulla c’entrano con questo caso. Non esiste che un padre italiano arrivi ad uccidere la propria figlia perchè esce la sera o si sceglie un fidanzato a lui sgradito; mentre può succedere e succede con un padre musulmano. Se neghiamo questa differenza, non capiamo nemmeno dove esercitare una qualche prevenzione.

Le religioni. Un conto è dire che va salvaguardato il diritto alla libertà religiosa. Diritto che vale per ogni credo religioso (a meno che non contempli sacrifici umani nei suoi rituali). Ma affermare che tutte le religioni sono uguali è di nuovo una fesseria. Non sono uguali nemmeno sotto il profilo teologico, nel senso che tre solo sono monoteiste, figuriamoci per il resto ossia per i comportamenti sociali che inducono nei loro fedeli. Ci sono sì corsi e ricorsi storici. Ida Magli ricorda che in passato furono migliaia le ragazze cristiane “condannate dai padri al carcere monastico a vita”, quando magari le fanciulle musulmane godevano di maggiore libertà. Ma il confronto dobbiamo farlo nel presente: ed oggi chi pretende, fino ad arrivare a sgozzarle, di imporre stili di vita e scelte matrimoniali alle figlie è il padre islamico (non dico tutti) non quello cristiano.

L’immigrazione in certi casi funziona come una macchina del tempo. Porta cioè in Occidente persone da distanze che sembrano più ancora temporali che geografiche. Mi spiego. Certi uomini islamici, che provengono da Paesi dove la donna vive nascosta e sottomessa, e qui la trovano libera e magari anche discinta, restano sconvolti. Proprio come lo fu il buon Oscar Luigi Scalfaro nell’Italia cattolica e “morigerata” degli Anni Cinquanta, con la cultura che l’aveva formato, di fronte ad una signora col seno generoso in vista: la prese a sberle. Magari per reprimere l’impulso di saltarle addosso…(ed in questo senso i padri di Sanaa e di Hina sono un po’ l’altra faccia degli stupratori).

Quando provieni da queste distanze, da queste diversità di cultura e di costumi, non basta di sicuro imparare la lingua italiana e nemmeno la Costituzione. Quello puoi farlo in pochi mesi. Ma ci vogliono decenni, forse generazioni, per digerire e dimenticare certi dettami. Per accettare che la donna sia libera di disporre della propria vita. Almeno tanto tempo quanto ne impiegò Scalfaro per capire che non si possono prendere a sberle le signore scollate…

Concludendo con la tragedia di Sanaa e le contromisure concrete, ha certo ragione Ida Magli quando scrive che non è “sufficiente affermare che chi vive in Italia deve rispettare le leggi italiane”. Questa è solo una litania che ripetono alcuni politici. Bisognerebbe poter intervenire concretamente. Come secondo voi?

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