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NUOVO CALCIO, VETERO COMUNISMO

 

 

Neanche il tempo di varare la legge sui nuovi stadi, approvata dal Senato e non ancora dalla Camera, che già divampa la solita accusa: speculazione! La lancia Lega Ambiente perché chi costruirà i nuovi stadi, cioè le società calcistiche, potrà annetterci al posto dei soliti impianti sportivi o palazzetti (che non rendono nulla e comportano anzi solo costi di gestione) i “complessi multifunzionali”, cioè dei bei centri commerciali con negozi, bar, ristoranti e tutto il resto.

Prima di entrare nel merito dei nuovi stadi, alcune considerazioni su questa mentalità davvero vetero-comunista che bolla come sprezzantemente negativa qualunque speculazione, cioè qualunque tentativo di guadagnare. Se parliamo di condomini costruiti nella Valle dei Templi, queste sono le speculazioni che tutti condanniamo. Non il resto, non quanto fatto con regole e leggi: la speculazione economica, intesa come impegno e ricerca del guadagno, è sacrosanta. Va benedetta e incoraggiata. E’ quella che ha fatto uscire il Veneto dal sottosviluppo secolare. Quando cioè, per puro calcolo speculativo, moltissimi veneti hanno abbandonato un’agricoltura con redditi da fame e sono passati all’industria. E poi tanti di loro sono diventati piccoli imprenditori in proprio, creando quel tessuto produttivo diffuso che è la ricchezza della nostra regione. Lo hanno fatto per spirito speculativo, cioè per migliorare la loro situazione materiale. La speculazione economica è la scelta etica. La scelta immorale invece è ripiegare sul posto di lavoro pubblico improduttivo, diventando così un parassita sociale.

(Uno dei tanti veneti che merita un monumento è quel signore di Montebelluna che ho conosciuto anni fa: era un pubblico dipendente, un dirigenti delle Poste, e si è licenziato; si è messo sul mercato. Ha usato la liquidazione per aprire una delle tante aziende “del sottoscala” che operava nell’indotto della calzatura sportiva. Oltre a fargli un monumento bisognerebbe clonarlo e diffonderlo al Meridione…)

Venendo ai nuovi stadi, vale un discorso analogo. Fin’ora troppe società calcistiche sono state dei parassiti, se non sociali (anche quello: pensiamo alla Regione Sardegna che sponsorizzava il Cagliari) individuali: cioè dipendenti per sopravvivere dalla munificenza dei vari mecenati. Adesso realizzando questi “complessi multifunzionali”, incentivando al massimo il merchandising, possono finalmente attuare una sana speculazione economica che le renda nuovamente competitive con il calcio europeo. Anche imprenditori “di sinistra” (cioè avversari di Berlusconi) come i Della Valle vogliono speculare, cioè realizzare a Firenze il nuovo stadio con la Cittadella che solo può consentire alla Fiorentina di avere una forza economica propria.

Il calcio marcio, il calcio immorale è quello che si fa ripianare i debiti da leggi statali ad hoc o da presidenti con le mani bucate, come ieri Berlusconi col Milan e oggi Moratti con l’Inter. Il calcio sano è quello che vive di speculazioni, moltiplicando cioè le opportunità di introiti grazie ai centri commerciali annessi ai nuovi stadi. Ma per capirlo bisogna superare l’approccio vetero-comunista alla Lega Ambiente.


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