Ci mancava solo questo giudice di Bergamo, che condanna il padre a mantenere sua figlia a tempo indeterminato. Ci mancava solo lui per fornirci l’alibi che ci consente di rinunciare completamente ad esercitare il ruolo di padri, cioè di educatori dei nostri figli. Perchè questo dovremmo essere anzitutto: non amici né complici, ma educatori, cioè quelli che li abituano ad affrontare la vita e le sue difficoltà. A partire dalla difficoltà di raggiungere l’autosufficienza economica.
Anche senza questa sentenza irresponsabile, il nostro atteggiamento già è – mediamente e con tutte le lodevoli eccezioni – l’opposto. Trattiamo cioè i figli come gattini, come cagnetti, come animali domestici: l’importante è che facciano le fusa. E allora avanti con le paghette, i capi griffati, videogiochi e telefonino, vacanze e sabato sera con gli amici; anche se a scuola vanno male, anche se si comportano da lazzaroni, bisogna comunque viziarli. Whiskas e Gourmet a profusione, che altrimenti non fan più le fusa e minacciano di andarsene via lasciandoci soli, abbandonati e pieni di sensi di colpa.
Ci è diventato ormai quasi impossibile capire che amore vero si coniuga con rigore (e anche col bastone), che educare significa anzitutto vietare; che la cosa più spiccia e letale che puoi fare con i figli (invece che dedicare loro tempo e attenzione) è aprire il portafoglio.
D’altra parte i due protagonisti del contenzioso giuridico sono emblematici dell’involuzione del nostro Paese: il padre un artigiano, cioè uno che lavora sul serio; la figlia che, per non mettersi a lavorare, finge di studiare, si iscrive a Filosofia (c’è un gran bisogno di questi laureati oggi in Italia!) ed è là che filosofeggia da nove anni fuori corso…Di fronte ad un figlio che fa il cialtrone, che non si impegna, che continua a rimandare l’impatto con il mondo del lavoro, un padre ha pochi strumenti. Uno dei pochi è quello di mettere un limite di tempo alla vita irresponsabile del figlio dicendogli: ti mantengo per altri quattro anni, ti mantengo fino a 25, 28 anni massimo. Sappi che dopo dovrai arrangiarti tu.
Adesso anche questo strumento è vietato per sentenza. Il giudice di Bergamo ci costringe a mantenerli a vita, cioè a rovinarli del tutto. Cosa potrà mai fare questa figlia, che già oggi ha 32 anni ed è mantenuta dal padre, quando il padre tra dieci, tra venti anni morirà? Dovremo darle la pensione di reversibilità, dovremmo fingere che sia un falso filosofo (come i falsi braccianti, come i falsi matti di Napoli) e darle comunque un sussidio perchè non si impara certo a guadagnarsi il pane a cinquant’anni.
La proposta del ministro Brunetta, di sbattere tutti i figli fuori casa per legge a diciotto anni, presa alla lettera è una follia. Può valere come provocazione; perchè è una follia anche quello che succede adesso con troppi bamboccioni che restano in casa a tempo indeterminato. La funzione di educatori dei genitori non è delegabile ad alcuno. O la esercitiamo noi, o nostri i figli diventano handicappati sociali. La scuola, la società, le istituzioni al massimo possono dare una mano ai genitori. La sentenza di Bergamo invece la mano gliel’ha tagliata.
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