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BERLUSCONI E L’ACQUA CALDA

 

Berlusconi non può nemmeno dire che l’acqua è calda che subito viene aggredito dall’opposizione. La quale non capisce che non aggredisce il premier bensì il buon senso, cioè quel filo sempre più tenue che la lega al proprio elettorato. Affermare – come ha fatto Berlusconi – che c’è una correlazione tra numero dei clandestini e la criminalità è, appunto, scoprire l’acqua calda; ossia dire un’ovvietà da tutti condivisa.

E’ infatti chiaro che i clandestini, non potendo vivere con un lavoro regolare e avendo come alternativa solo opportunità di impiego in nero con retribuzioni e condizioni di vita “alla Rosarno”, sono tentati di dedicarsi ad attività illegali dai furti allo spaccio di droga. Fanno loro quello che saremmo indotti a fare anche noi trovandoci nella medesima condizione. Anche noi diverremmo una potenziale manovalanza del crimine. Non a caso tutta la nostra emigrazione negli altri Paesi europei era strettamente legata alle opportunità di lavoro, proprio per non avere quella massa di sbandati che invece oggi vediamo nelle nostre città.

Eppure l’opposizione lancia al premier l’accusa di razzismo, gli imputa di aver usato “parole e toni volgari”. Se dire che l’acqua calda è calda, Berlusconi è stato indubbiamente volgare. Ma lo sono tanti altri cittadini, non solo quelli che votano centrodestra, anche gli altri schierati col centrosinistra. Tutti convinti – nella loro volgarità – che troppi clandestini comportino seri problemi per la sicurezza. Il problema non è più Berlusconi, ma capire quando mai questa opposizione potrà diventare maggioranza di governo.

La questione l’ha messa a punto molto bene un telespettatore intervenuto nei giorni scorsi quando si parlava della promessa mancata di riduzione delle tasse. Questo telespettatore – molto scettico e disincantato sulla possibilità che venga mai fermata l’immigrazione clandestina, attuato il federalismo fiscale, ridotte le aliquote Irpef e via dicendo per tutto il programma di riforme Pdl-Lega – osservava però che il centrodestra, magari non combinerà nulla, ma almeno è chiaro cosa vorrebbe fare. Appunto: fermare i clandestini, ridurre le tasse, riequilibrare la distribuzione delle risorse Nord-Sud. Mentre del centrosinistra nemmeno più si capisce cosa vorrebbe fare (a parte mettere Berlusca in un pentolone e mangiarselo bollito).

E, sempre il telespettatore, aggiungeva l’esempio preciso di una Bossi-Fini che certamente è un colabrodo, che giustamente l’opposizione critica. Ma, mentre è chiaro che il centrodestra la vorrebbe più rigida ancora, del centrosinistra non si capisce se la critica perchè troppo restrittiva o perchè troppo permissiva.

L’opposizione fatica perfino a dirci se l’acqua calda è calda. In compenso la Conferenza episcopale non ha dubbi e il segretario, mons Crociata, garantisce: “I nostri dati dimostrano che le percentuali di criminalità di italiani e stranieri sono analoghe”. E qui, per cominciare, apprendiamo che la Chiesa ha i suoi dati. Dati che pensavamo avessero solo il ministero degli Interni o quello di Grazia e Giustizia. Si vede che sono ancora attivi la polizia papalina e i tribunali dello Stato pontificio…

Ma, al di là della sorpresa, osiamo pensare che, forse, i vescovi dovrebbero occuparsi di altri dati e altre percentuali che per loro sembrerebbero prioritari: quelli relativi alla presenza dei fedeli alla celebrazione della domenica. Noi, per carità, dati precisi non ne abbiamo. Abbiamo però l’impressione che la presenza dei fedeli in chiesa sia inversamente proporzionali all’affollamento di stranieri nelle carceri.

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