Sbattuti fuori dal Mondiale da una squadretta come la Slovacchia, finiti all’ultimo posto. Peggio che contro la famosa Corea nel ’66. Chiaro che siamo delusi, frustrati, incazzati. Ma resta una “tragedia” tra virgolette; nel senso che è una disfatta sportiva, non una tragedia nazionale. Non è un Vajont né un terremoto, non ci sono migliaia di morti. Solo milioni di tifosi furiosi.
E’ utile ricordarlo perchè, leggendo stamane i quotidiani, sembrava proprio che la Slovacchia avesse fatto franare il monte Toc: VERGOGNA!, VERGOGNA E LACRIME, LA DISFATTA E LA VERGOGNA, POVERA ITALIA (con foto di Berlusconi affiancato a Lippi), AZZURRI SPECCHIO DEL PAESE. Questi i titoli che monopolizzavano le prime pagine di tutti quotidiani (di politica e informazione); col paradosso che il titolo meno da tragenda era quello della Gazzetta.
Ora nessuno nega l’interesse totalizzante che il calcio esercita nel nostro Paese e che coinvolge decine di milioni di persone, ma non si può perdere il senso della misura e della giusta collocazione: perfetti i titoloni sulle prime pagine dei quotidiani sportive, sacrosante pagine e pagine (interne) anche sugli altri. Ma, quando la disfatta azzurra, monopolizza la prima di Repubblica e del Corriere vuol dire che siamo un Paese da operetta; che, appunto, confondiamo la batosta sportiva con la tragedia nazionale.
C’è, forse, una sola cosa che interessa più del calcio. E’ il sesso, specie spiato dal buco della serratura. Quindi sacrosante pagine e pagine su Berlusconi e la D’Addario e le excort e le fanciulle in fiore e le performance vere o immaginarie del Cavaliere. I giornali popolari inglesi hanno campato anni con quel Principe Carlo che sognava di essere il tampax di Camilla…Ma i tabloid popolari, non il Times. Le Monde non si sogna di occuparsi di Sarkozy e Carlà sotto le lenzuola. L’anomalia è che da noi la D’Addario è finita in prima pagina su Repubblica e il Corriere, invece che su Novella Duemila e su Chi. Perchè un Paese da operetta confonde anche sesso e politica.
Così’ come mischia calcio e politica. E il Fatto titola “Azzurri specchio del Paese”, dimenticando che quattro anni fa avevano vinto il Mondiale. Cosa vuol dire? Che allora eravamo la California, che eravamo il Paese perfetto? Mentre oggi siamo diventati un cesso? Sarebbe già una novità: purtroppo restiamo oggi quel Paese semi diroccato che eravamo quattro anni fa; e che ha cominciato a sgretolarsi quando si esaurì lo slancio della ricostruzione postbellica.
O, forse, quattro anni fa eravamo la California perchè al governo c’era Romano e non Silvio? Quel Prodi che poi (gli elettori) hanno lasciato a casa? Come credere che il problema degli azzurri sia Lippi che ha lasciato a casa Balotelli o Cassano…Non è più semplice pensare che, purtroppo, Messi e Milito sono nati in Argentina, Luis Fabiano e Lucio in Brasile; mentre di Riva, di Paolo Rossi, di Baggio non ne sono nati altri. E, magari, anche per la classe politica vale qualcosa di analogo…(Alle Lega che propone di chiudere ai calciatori stranieri, domando se non sia il caso di aprire in cambio ai politici stranieri…)
Di fronte a tutti quei quotidiani che hanno sparato VERGOGNA! In prima pagina, ha senso domandarsi di cosa dobbiamo vergognarci al cospetto del mondo. Di avere metà Paese in mano alla criminalità organizzata? Di continuare a finanziare le mafie con gli aiuti al Sud? Di avere (Bortolussi dixit) “tasse svedesi in cambio di servizi da terzo mondo”? Di aver distrutto quella che era la miglior pubblica istruzione d’Europa? Oppure di aver perso contro la Slovacchia?
Oggi la nostra vergogna è anzitutto di aver trattato la Slovacchia come un Vajont.
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