Vent’anni dopo la famigerata P2 di Licio Gelli ecco che spunta la P3 di Flavio Carboni. Una continuità perfetta dato che il faccendiere per eccellenza (così battezzato allora da Eugenio Scalfari) già risultava iscritto alla Loggia di Gelli, e fu arrestato nel 1992; ed ora sarebbe al vertice della nuova congrega massonica, accusata di aver cercato di influenzare i giudici della Consulta per far passare il lodo Alfano, di tramare nuovi piani eversivi, e per questo nuovamente arrestato ieri.
Ne parlano i quotidiani usciti oggi nel giorno dello sciopero, e non occorre essere il polipo Paul per avere la certezza che l’arresto di Carboni, la P3 e i disegni eversivi campeggeranno su tutte le prime pagine di quelli in edicola domani.
Nessun dubbio che Carboni sia, appunto, il prototipo del faccendiere. Ma credo che un golpista serio (che non si limiti a guidare dei forestali come Junior Valerio Borghese) debba avere caratteristiche, poteri e relazioni ben diversi. Quando sento parlare di “piani eversivi” non so se piangere, ridere o…sperarci. Lo dico per paradosso (ricordatevelo, prima di iscrivermi d’ufficio alla P3) nel senso che un piano eversivo puoi attualo solo se esistono poteri forti che abbiano in mano le redini di un Paese. Mentre il nostro mi sembra, più che altro, un Paese alla deriva, preda degli interessi corporativi, delle cricche, del nepotismo, senza alcuna meritocrazia. Più allo sbando che in vista di un golpe.
Non posso poi dimenticare come finì tutta la vicenda P2. L’unico “piano eversivo” fu quello attuato ai danni di Angelo Rizzoli jr: infattigrazie all’accusa di piduismo – da cui fu poi completamente prosciolto! – gli venne scippato il Corriere della sera. A tutto beneficio di Gianni Agnelli e dei banchieri che tutt’ora ne detengono la proprietà. Il primo quotidiano italiano fu così sottratto ad uno dei pochissimi editori puri e finì in mano di chi aveva mille intrallazzi e mille altri interessi extra-editoriali. Viva la libertà di stampa! Chi era l’eversore e chi il garante della democrazia?
Oggi Flavio Carboni è accusato di aver cercato di condizionare i giudici della Consulta. Condizionarli come? Forse rapendo qualche famigliare e minacciando di ucciderlo se non passava il lodo Alfano? No. Pare che abbia fatto alcune telefonate “chiamando deputati ai quali domandava se avessero per caso relazioni altolocate”. Giuliano Ferrara oggi la racconta così. Ma, se è così, siamo a Totò che cerca di vendere la Fontana di Trevi o alla sovversione delle istituzioni democratiche?
Non che non ci siano pagine oscure nella storia della nostra Repubblica. Anzi ce ne sono fin troppe. Basta ricordare Aldo Moro: è credibile che quegli squinternati dei brigatisti rossi, dediti a stendere comunicati deliranti, avessero una preparazione militare così perfetta da liquidare con un sol colpo in fronte tutti gli uomini della scorta e rapire colui che era il cardine della politica italiana? Non lo è. Vien da pensare che abbiamo provveduto i servizi segreti; quelli americani o quello sovietici. O tutti e due assieme, dato che né Mosca né Washington volevano che Moro attuasse il compromesso storico.
Vien da pensarlo, ma non è mai stato provato. Tra vent’anni riapriremo per l’ennesima volta il processo Moro. Esattamente come si continua a cercare una verità definitiva per l’Italicus, per Ustica, per le stragi, per Falcone e Borsellino. Quindi avanti con la P3, la P4, la P5…in attesa che tutto vada a finire come con la P2. Cioè con Angelo Rizzoli scippato, ma assolto da ogni addebito, e Licio Gelli che invecchia serenamente a Villa Wanda.
Forse bisogna aspettare che vanga attuato un “piano eversivo” per arrivare finalmente ad avere colpevoli certi e definitivi…
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