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SE E’ IL SINDACO A TASSARCI

 

Tutto ormai fa credere che a breve sarà il sindaco a tassarci. Si conoscono già i dettagli di questa nuova imposta municipale che accorperà varie voci: dalla cedolare secca sugli affitti alla tarsu, dall’imposta di registro a quella ipotecaria e catastale. Non vi viene però detta la cosa fondamentale. Cioè se alla fine della giostra, tra tasse locali e centrali, il cittadino che prima pagava dieci si ritroverà a pagare nove e mezzo oppure dieci e mezzo.

In teoria il rapporto fiscale più corto dovrebbe funzionare meglio perchè garantisce maggiori controlli. Il che non toglie che, se il prelievo complessivo diminuisce, il sindaco che tassa sarà un vantaggio; se invece aumenta sarà una fregatura.

Fossimo meno imbevuti di ideologia capiremmo che la scelta politica si fonda su un punto prioritario: quanto pago di tasse e che servizi, e di quale qualità, ottengo in cambio. Su questo dovrebbero confrontarsi anzitutto i programmi elettorali dei vari schieramenti. Perchè se vado a comprare un paio di pantaloni mi interessa ottenere i migliori al prezzo più conveniente, e non sapere se il negoziante vota destra o sinistra.

Mentre con l’appartenenza ideologica ci facciamo solo fregare dai bottegai della politica, che di tutto ci parlano glissando sui costi che poi paga il cittadino

Sentire oggi parlare di “autonomia impositiva” degli enti locali, come se fosse un regalo fatto ai cittadini, mette i brividi. Ed è una contraddizione totale nell’intervento del governo. Nel decretare i tagli ai bilanci di Regioni e Comuni Berlusconi stesso ha infatti dichiarato che lui e Tremonti hanno visto “cose vergognose” nei conti di questi enti; ossia sprechi, sperperi e grasso che cola. Ma, se sei convinto che sia così e lo dichiari, devi vietare in modo esplicito qualunque autonomia impositiva per costringerli alla cura dimagrante.

Se invece la concedi dai ragione a chi ti accusa di aver solo delegato ad altri il compito di attuare la cosiddetta “macelleria sociale”.

Sulla carta è sacrosanta la stessa riforma federalista. Anche perchè ripara alla follia storica di aver voluto unire con un modello rigidamente centralista un Paese che, dalla caduta delll’impero romano, non è più stato unito. Ma pure qui è decisivo il conto finale che presenteremo ai cittadini. Non possiamo infatti dire loro: paga più tasse e sii contento perchè ti abbiamo dato il federalismo. Se sarà così sarà una fregatura, esattamente come aver dato al sindaco la facoltà di diventare esattore di nuove imposte.

 

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