Tutti scandalizzati per Gheddafi che vuole l’Europa intera convertita all’Islam; ed ancor più per l’avanspettacolo imbastito dal leader libico sbarcato a Roma con le tende, i cavalli e la sua guardia del corpo di amazzoni statuarie.
Francesco Merlo, offeso e risentito, parla su Repubblica di “un circo che ci umilia”. Più che umiliarci direi che Gheddafi ci fotografa, cioè ci ricorda cosa siamo e cos’è in particolare Roma: una città levantina, un tempo caput mundi, oggi capitale del Basso Mediterraneo, luogo delle sceneggiate per antonomasia. Lo sa bene il povero sindaco Alemanno che vorrebbe far pagare un apposita tassa alle oltre 500 manifestazioni nazionali che è costretto ad ospitare ogni anno.
I romani sono come i dipendenti Rai, pagati per fare il finto pubblico alle trasmissioni. A Roma tutti vanno per esibirsi, sperando così di strappare un minimo di visibilità sui media; anche se lo spettacolo è sempre più monotono e ripetitivo: gli stessi slogan, gli stessi striscioni, gli stessi tamburi della Coldiretti, della Triplice, dei Cobas della scuola e del latte che al massimo della creatività hanno “inventato” e portato in giro la mucca Ercolina…
Vuoi mettere Gheddafi con le sue Urì? Con lo sfarzo del sultano orientale pronto ad ingaggiare 500 hostess, non per un orgia collettiva, ma per una distribuzione del Corano! Roma ha trovato il suo ottavo re, uno show man degno di calpestare il più fastoso e putrescente palcoscenico del Mediterraneo. Lui sì che merita tutto lo spazio che i media gli hanno dato, altro che i nostri bolsi dilettanti della sceneggiata! (l’Onda dei no global, per provare a risalire l’onda, dovrebbe chiedergli una consulenza…).
Il leader libico, da persone intelligente, mette in scena lo spettacolo adatto al contenitore. Mai si sognerebbe di sbarcare con lo stesso armamentario non dico a Parigi o a Berlino, ma nemmeno nel cuore operoso della Milano lombarda. Solo a Roma si può, anzi si deve.
C’è poi il contenuto del suo appello : Europa, convertiti all’Islam! E qui va osservato che la lezione è per i nostri preti, che dovrebbero dire (come dicevano un tempo): Oriente convertiti al cristianesimo! Ascolta la parola dell’unico vero Dio! Geddafi ha il coraggio di dire ciò che la Chiesa cattolica non osa, una Chiesa che oggi predica il dialogo al posto della conversione. Cioè che ha calato le braghe di fronte all’impeto islamico…
Sacerdoti alla Bagnasco che pensano al caso Melfi; che si preoccupano per il lavoro, per l’immigrazione, per l’ambiente e gli ogm, per i rom “deportati” da Sarkosy.
Intendiamoci: non che la Chiesa non debba occuparsi anche di tutti questi problemi economici, umanitari e sociali. Ma al centro deve restare la fede e la conversione, da cui poi derivano anche le altre attenzioni. Altrimenti Bagnasco scade a sindacalista di serie B.
Magari per evitare il rischio potrebbe chiedere udienza all’imam Gheddafi che fa discendere tutto dalla parole di Maometto, “l’ultimo dei profeti”.
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