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BESTIE SERBE E POLIZIA “PACIFISTA”

 

E’ un po’ ridicolo prendersela con le bestie serbe per quanto accaduto a Marassi, o con le autorità serbe che avrebbero dovuto avvisarci che le bestie erano in arrivo. Un po’ come dire che i clandestini del centro di Cagliari dovevano avvisarci che stavano ribellandosi per la terza volta in dieci giorni e che avrebbero bloccato l’aeroporto…

In realtà non sappiamo fronteggiare emergenze robuste come quella di Genova e nemmeno piccole emergenze come quella di Cagliari.

Ogni volta ci facciamo sorprendere impreparati. Perfino se mandiamo una pattuglia in quel quartiere di Milano dove il tassista è stato massacrato: poliziotti aggrediti e messi in fuga come se fossimo a Scampia.

A Marassi facevano tenerezza quei tutori dell’ordine visti in eurovisione: raccogliticci, incerti, intimoriti, in “assetto da ufficio” (da impiegati) più che in assetto antisommossa; spettatori impotenti mentre le bestie serbe dominavano la scena. Capisco il telespettatore che ha chiamato dalla provincia veronese dicendo che non si sente più sicuro perchè non sa se c’è qualcuno che lo difende nel paese dove abita.

Dobbiamo però anche capire e ricordare che proprio Genova è “fatale” alle nostre forze dell’ordine. Ai loro vertici appena condannati proprio per aver reagito e non solo assistito alla violenza delle bestie no global nostrane…

Anni ed anni di accuse – “polizia fascista!”, “polizia assassina!” – ci hanno consegnato questa polizia intimorita, preoccupata anzitutto di non farsi male in senso lato. Quella polizia “pacifista”, che in se è un ossimoro, ma che ha voluto e vuole una larga fetta di opinione pubblica e classe politica.

Immaginiamo una banda di padani guidati dal trota, o una banda di sardi capeggiati da Michela Murgia (scrittrice dichiaratamente indipendentista) che vadano allo stadio di Belgrado e gridare “Padania libera!”, “Sardegna indipendete!”, un po’ come hanno fatto le bestie a Marassi col Kosovo. La polizia serba li avrebbe presi a sprangate e rispediti in Italia su vagoni piombati.

Non dico che dobbiamo avere la stessa polizia e gli stessi metodi. Ma certo dobbiamo saper fronteggiare le emergenze di ordine pubblico. E dare ai cittadini quel senso di sicurezza che non hanno ricavato dalle immagini arrivate nelle case martedì sera in diretta da Marassi e dintorni.

Bisogna essere convinti che serve una polizia diversa. Ed anche una magistratura diversa. Che non conceda i domiciliari al ragazzo che a Roma ha mandato in coma la donna romena, che non lasci impunita e a piede libero la ragazza che ha sparato un lacrimogeno addosso a Bonanni.

Perché se dopo ci ritroveremo a dover fare i conti con una violenza da anni di piombo, non potremo certo dare la colpa alle autorità serbe che non ci avevano avvertito…

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