Fini “tassa”, anzi tartassa Berlusconi. Nel senso che il presidente della Camera appoggia qualunque iniziativa e proposta che metta in difficoltà il presidente del consiglio: dai distinguo sul lodo Alfano, all’ipotesi del governo tecnico in alternativa alle urne, fino all’aumento delle tasse sulle cosiddette rendite finanziarie. E’ una strategia chiara, limpida, lecita e trasparente. Auguri.
Ma se Fini è convinto di tassare – in senso letterale – Berlusconi e i Berlusconi, cioè i ricchi, portando dal 12 al 25% l’aliquota sui bot, questa è una pia illusione. Anzi è una balla colossale, che ha cominciato a raccontarci anni fa Bertinotti e che ogni tanto la sinistra vecchia e nuova (Fini?) ci ripropone.
Nemmeno Travaglio ci crede che aumentando la tassa sui bot colpiamo Berlusconi! Anzi proprio lui, Travaglio, ci spiega che i ricchi veri hanno stuoli di società off-shore e stuoli di consulenti che consentono di investire i loro capitali con ben altra remunerazione rispetto al misero 2% (scarso) garantito dai bot.
Siamo noi, noi cittadini comuni che quando abbiamo risparmiato 30-50-100 mila euro – dal momento che non facciamo i finanzieri di mestiere, ne possiamo pagare profumate consulenze – invece che tenere i soldi sotto il materasso, compriamo i titoli di Stato sperando almeno di compensare l’inflazione.
Ovviamente si può sostenere che è indispensabile aumentare le tasse; che bisogna far cassa perchè non siamo fuori dalla crisi e servono risorse aggiuntive per gli ammortizzatori sociali. Servono risorse per l’università , la ricerca, la cultura e per non ridimensionare l’armata del pubblico impiego. Anche questa è una strategia lecita e trasparente. Non si può però raccontare che le nuove tasse andiamo ad attingerle dalle tasche dei ricchi. No: è chiaro che andiamo a tosare ancora di più le solite pecorelle del ceto medio. Puniamo le famiglie che hanno avuto il torto di investire i loro risparmi in titoli di Stato.
E’ quel ben noto risparmio diffuso delle famiglie italiane che – a giudizio comune – ha impedito al nostro Paese di piombare nella ben più grave crisi finanziaria e bancaria che ha investito Stati Uniti, Gran Bretagna e altre nazioni. Un risparmio frutto del lavoro e sul quale sono già state pagate le tasse. E che non ha nulla a che vedere con la facile rendita finanziaria, contrapposta al sudore della fronte, di cui favoleggia la sinistra ottocentesca.
Tartassiamoli pure, come vuol fare anche Fini, i sottoscrittori di bot. Esasperiamoli a facciamo loro comprendere che tanto vale tenersi i soldi sotto il materasso, invece che usarli per salvare il Paese dalla bancarotta…Però, se dopo arriviamo al crack definitivo, almeno sia chiaro che la colpa non è del destino cinico e baro…
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