Torna al blog

L’AMOR PATRIO SECONDO CACCIARI

 

 

L’esempio oramai è divenuto un classico: se ami tua figlia – dicono in tanti – di certo non la mandi di sera ad Arcore, non la lasci in balia del Drago e delle sue brame. Per analogia potremmo dire: se ami il tuo paese al punto di chiamarlo Patria (con la p maiuscola) schieri la marina militare alla difesa, non lo lasci in balia delle orde di disperati che arrivano dalla Quarta Sponda. Perchè, se non lo fai, se non la difendi…sarebbe come portare ad Arcore quest’Italietta minorenne e consegnarla al Drago.

Ma l’analogia è vietata, è in odore di razzismo. L’importante è riempirsi la bocca di Patria, come se la retorica da festival di Sanremo bastasse a soddisfare la quotidianità dei cittadini della Patria italiana.

Questa improvvisa esplosione di amor patrio l’ha spiegata Massimo Cacciari intervistato nei giorni scorsi da La Stampa: “Il centrosinistra è stato spinto quasi per necessità verso la rivendicazione di valori attribuibili in senso lato a Patria e Nazione, nel quadro di un confronto politico con la Lega. C’è molta retorica”

“E’ evidente – aggiunge sempre Cacciari – come la grande debolezza del nostro Paese sia di non avere un’identità nazionale, come accade in Francia o in Inghilterra. Che la nostra storia è stata segnata tragicamente da questa assenza. Ci pesa addosso come un macigno, ma non si supera con le prediche o le deprecazioni”.

Nemmeno con le belle esibizioni di Benigni a Sanremo, spiega sempre l’ex sindaco-filosofo di Venezia che conclude:” Nella mia formazione la Patria è stata totalmente assente. E non solo nella mia. Quelli che oggi attaccano la Lega per il poco amor patrio dovrebbero riandare con onestà ai loro vent’anni, dove non troverebbero la minima traccia di questo amore”.

Già ci vorrebbe la stessa onestà che ha avuto il rifondarolo Paolo Benvegnù che, a Rosso e Nero, ha ricordato come per tutta la sinistra italiana (Napolitano compreso) il riferimento era l’internazionalismo, non certo la Patria. Per i cattolici la Patria era nell’aldilà o in Vaticano. Mentre era in Italia solo per i post fascisti.

E quindi bisognerebbe avere l’onesta di dire che sembrava Giorgio Almirante quello entrato a cavallo al teatro Ariston sventolando con tanta passione il Tricolore, prima di mettersi a celebrare l’Inno di Mameli. Benigni a vent’anni è probabile cantasse “De tu querida presencia, comandante Che Guevara…”. ( Io – si parvus licet – ero a intonare “Nostra Patria il mondo intero, nostra legge la libertà).

Tornando all’analisi di Cacciari, mi sembra incontestabile che la riscoperta della Patria e del Tricolore sia avvenuta in funzione di contenimento della Lega. Ma con l’equivoco ricorrente: il federalismo, o la stessa pulsione secessionista, non li contrasti con la retorica; ma solo, se e quando, riesci a dimostrare con i fatti che l’Italia unita conviene a tutti.


72 commenti - 10.464 visite Commenta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

code