Ci sono i tunisini e anche gli austriaci, dei quali parleremo tra un attimo.
Ma cominciamo dai tunisini che tanto allarme stanno suscitando con il loro arrivo in Veneto. E dire che ne arrivano ben pochi, paragonati a quelli che vivono stabilmente a Mazara del Vallo. Infatti in questa cittadine di 60 mila abitanti della Sicilia Occidentale (dove sono stato lo scorso fine settimana), che è il primo porto peschereccio del Mediterraneo, ce ne sono 6 mila. Che diventano 10 mila contando gli altri stranieri provenienti dall’area del Maghreb.
Come possibile che 6 mila tunisini a Mazara non creino neppure lontanamente l’allarme e l’apprensione che creano qualche centinaia di loro in tutto il Veneto? Anzitutto perchè là non si sentono, nel senso che non sono protagonisti nel mondo della criminalità. Non che non ci siano spacciatori anche a Mazara; ma la larghissima maggioranza dei tunisini lavorano sui pescherecci, abitano la casbah nel cuore della città. Sanno che se dovessero rubare o stuprare incorrerebbero in una “giustizia” molto più celere e rigorosa di quella dei tribunali italiani.
C’è un ferreo controllo sociale. Non possiamo dire che lo garantisce la mafia. E quindi diciamo che lo garantisce la società siciliana…
Ma non è neppure questo l’aspetto decisivo. Dicevo che i tunisini abitano nella casbah. E tutti a Mazara la chiamano così, la casbah. Mentre da noi un simile epiteto, usato per indicare il quartiere degli immigrati, verrebbe tacciato di razzismo.
A Mazara no, perchè la casbah esiste da secoli, come ad Algeri, come a Tunisi. Ed è questa la differenza fondamentale (rispetto al Veneto): che i rapporti di Mazara (e della Sicilia in genere) con il mondo arabo sono rapporti secolari; divenuti stili di vita, se non proprio condivisi, certo ben conosciuti. Non c’è stato un impatto con il “diverso”, con l’ondata dell’immigrazione, perchè tunisini e maghrebini ci sono da sempre. E da sempre i mazaresi sanno come usarli e come fronteggiarli.
Mazara è una città viva, con luci suoni e voci che ti accompagnano per tutta la notte. Mi raccontano che d’estate si addormenta all’alba. Non come Mauterndorf, la cittadina vicino a Salisburgo dove sono andato in vacanza anni fa. La prima sera stavo chiacchierando con alcuni amici in un bar, poco dopo le 21: siamo stati interrotti dalla polizia, chiamata dagli austriaci che abitavano di fronte al bar, e accusati di disturbare la quiete pubblica…
Vogliamo far conoscere anche ai mazaresi l’impatto con l’immigrazione? lo scontro di civiltà? Le difficoltà della convivenza? Basta mandargli non dico 6 mila austriaci, ne bastano seicento o forse anche sessanta! Proprio come bastano 60 tunisini ad allarmarci, mentre 6 mila austriaci a Verona o a Padova nemmeno ci accorgeremmo se ci fossero.
Perchè noi abbiamo rapporti secolari con il mondo germanico, lo conosciamo e lo sentiamo “nostro”. Come i piemontesi con quello francese, i pugliesi con l’Albania e la Sicilia Occidentale, appunto, con il mondo arabo.
Più che domandarsi come facciano a convivere nello stesso Paese realtà storiche, culturali, civili tutte rispettabili eppure diversissime. Più che domandarci questo, dovremmo smettere di credere alla barzelletta che possa avvenire applicando in ogni territorio le stesse leggi, le stesse regole, gli stessi ordinamenti. Perchè la sola cosa certa ed evidente è questa: la Legge di Mazara non è quella di Padova né quella di Verona.
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