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LUNGA VITA AL CAIMANO

 In attesa dell’esito dei ballottaggi di Milano e Napoli, dai quali sicuramente dipende anche il futuro politico di Berlusconi, mi sembra di sentire, al di là del clamore degli attacchi, un grido contrario, quasi una auspicio inconfessabile: lunga vita al Caimano.

Non è un grido che giunga dai suoi elettori, meno che mai dal suo stato maggiore che, convinto di vivere un 24 Luglio, è già alla ricerca del Grandi della situazione.

Il dato è che l’uscita di scena del Berlusca, la sua morte politica, rischia di lasciare i suoi più fieri avversari orfani di quel bersaglio sul quale hanno costruito la proprio fortuna. E non penso agli avversari politici.

Prendiamo Marco Travaglio. Non sono io a tesserne l’elogio, che non ce n’è proprio bisogno, è il vituperato mercato (vituperato dalla sinistra, in quanto tipico parametro e strumento capitalista). Bene Travaglio costruisce così bene il Fatto, scrive ogni giorno degli editoriali così graffianti e calibrati per soddisfare il popolo dei suoi lettori, da aver compiuto un autentico miracolo: ha dimostrato che c’è una carta stampata capace di reggersi sulle proprie gambe, che non ha bisogno di contributi pubblici, che addirittura chiude i bilanci in attivo (oltre 5 milioni di euro quello del Fatto Quotidiano!).

Sono così bravi Travaglio e la pattuglia di giornalisti del Fatto che stanno diventando i becchini de L’Unità di Concita e del Manifesto. E perfino Repubblica trema. Bravi ad utilizzare al meglio i cavalli di battaglia che tanto piacciono ai loro lettori: l’attacco (al Caimano) e la denuncia dell’illegalità dilagante.

Ora provate ad immaginare l’imbarazzo di Travaglio e c. se domenica a Napoli dovesse vincere il loro campione per antonomasia, l’emblema della giustizia che non guarda in faccia a nessuno e non teme i potenti: l’ex pm Luigi De Magistris. Da Martedì il Fatto dovrebbe cominciare a scrivere che a Napoli tutto funziona bene, che i rifiuti sono scomparsi,che la camorra è sbaragliata, che la legalità regna sovrana.

Esagero. Ma di sicuro il Fatto avrebbe più opportunità di accontentare il palato dei suoi lettori con la vittoria di Lettieri: inchieste a raffica sulla camorra che ha orientato il voto, sulla trattativa tra i camorristi e Berlusconi, interventi sdegnati e strazianti di Saviano che nella sua Napoli, in mano alla destra, non può far ritorno…

Pur imbarazzante per ragioni simili, l’eventuale vittoria a Milano di Pisapia lo sarebbe di meno. Avremmo però il combinato disposto della sconfitta del Berlusca in entrambi i ballottaggi, con sua conseguente probabile uscita di scena.

E, a questo punto, contro chi potrebbe indirizzzare i suoi splendidi editoriali Marco Travaglio? Già con un Tremonti presidente del consiglio tutto diventerebbe più arduo. (Dove trovarlo un Ciancimino jr. che racconti gli incontri tra Giulio e i boss? Come dimostrare che la mafia gli ha finanziato cosa… l’apertura dello studio da commercialista?)

Dopo di che un autentico genio del giornalismo come Travaglio saprebbe sicuramente inventarsi qualcosa, che io non riesco ad immaginare, per evitare il tracollo delle copie del Fatto. Ma perchè dover inventare quando tutto può procedere – splendidamente – come è andato fin’ora? Lunga vita al Caimano. Per fortuna che Silvio c’è e speriamo che ci resti a garantire le magnifiche sorti e progressive del Fatto Quotidiano.


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