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PRIMA LO SCIOPERO POI L’AUTOCASTRAZIONE

 

 

Amici e “compagni” del blog, avete voglia di darmi la vostra opinione sullo sciopero generale di oggi, di spiegare a cosa serve?

La mia personale opinione e che, terminato lo sciopero e tanto per restare in tema, protremmo procedere a tagliarci le palle. Diciamo che è solo l’ultima spiaggia – se vogliamo anche comprensibile, però non giustificabile – di una Cgil che, se non sciopera, non si capisce perchè non si chiami Cisl o Uil…

Ma di fronte alla crisi, al crollo delle borse, ad un’Italia sempre più simile alla Grecia, lo sciopero sta a metà tra la follia e l’autolesionismo. E’ inutile girarci intorno o prendersela con una speculazione internazionale che è solo il sintomo: che mette cioè nel mirino i Paesi deboli appunto perchè sono deboli.

Ma lo sono per le scelte o le non scelte dei loro governanti, non per colpa della speculazione. Ed il nostro è un Paese debole perchè spende molto più di quanto possa permettersi rispetto a quanto produce. Spende, scialacqua, con uno stato socio-assistenziale dove gli sperperi sono la strada maestra. Produce poco per vari motivi: imprenditori che, invece che innovare investendo nelle loro aziende, si sono dedicati alle speculazioni finanziarie; assenza totale dei controlli di produttività; divieto assoluto di rimodellare gli organici a seconda delle esigenze e del merito, cioè divieto di licenziare.

In questo contesto lo sciopero generale non fa certo paura alle imprese, perchè blocca la produzione di ordinativi che non ci sono; mentre dovrebbe far paura ai lavoratori che – non essendo calciatori – la giornata di retribuzione la perdono sul serio.

Tutto si gioca sul rapporto tra produzione (nostra, mirata sull’export), spese e consumi (specie di importazione). La lotta all’evasione fiscale è fondamentale, ma solo sotto il profilo della giustizia sia tra persone che tra territori (al Sud l’evasione dell’iva raggiunge il 90%…), mentre non sposta di nulla i termini fondamentali della questione: nel senso che se un Paese spende – in welfare e in import – più di quanto produce, fallisce in ogni caso.

Ultima considerazione su cui vi invito ad esprimervi. Non dico che l’immagine sia tutto ma, nella moderna comunicazione, conta sempre di più. Bene: un Matteo Renzi ha le phisique du role di un moderno politico di sinistra, mentre la Susanna Camusso sembra uscita dal Quarto Stato di Pellizza da Volpedo; è una sindacalista da secolo scorso (agli inizi), sembra la nipote di Nilde Iotti o di Tina Anselmi.

Personaggi, appunto, da Quarto Stato. E mi domando se non lo sia anche Bersani che oggi scende in piazza a braccetto della Susanna. La cinghia di trasmissione ha invertito la marcia: ora è la Cgil che trascina il Pd.

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