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VIA SILVIO TORNANO I BISATTI

 

In attesa che Berlusconi getti la spugna, tra qualche ora o qualche giorno, la prospettiva, non proprio entusiasmente, è che tornino a tempo pieno i bisatti; che il Paese ripiombi in mano ai soliti Gattopardi.

Lo ha scritto, con molta chiarezza ed incisività, Piero Ostellino sul Corriere: “ex democristiani, missini, socialisti; quel che si dice anguilloni dei fondali della Prima Repubblica. Non si spiegherebbe perchè si auspichi il recupero di Pier Ferdinando Casini, altro bisatto ex democristiano”.

Ostellino spiega che Berslusconi non ha più futuro né credibilità, e se ne deve andare, non – come molti hanno sostenuto – per “le sue frequentazioni serali”, ma perchè non ha potuto o voluto realizzare quelle riforme che lui stesso aveva annunciato. E, a riprova della mancanza di volontà, ricorda che i pochi autentici liberali del suo entourage li ha sostituiti, appunto, con i bisatti della Prima Repubblica: Letta e Scajola, Sacconi e Tremonti, Gasparri e La Russa.

Non che le anguille, che già sguazzavano nel fondo limaccioso della Prima Repubblica, manchino nemmeno a sinistra: Veltroni dichiara di non essere mai stato comunista ma…se l’è scordato solo lui; Bersani e D’Alema non mentono, però sempre bisatti restano; perfino il rottamatore Matteo Renzi è un giovane democristiano (ex popolare) prontamente riciclato; Vendola un già rifondatore comunista folgorato sulla via di ecologia e libertà…(solo Di Pietro sbirro era e sbirro resta).

Tutto bene, tutto lecito per carità. Non fosse per un piccolo problema che ricorda Ostellino, e assieme a lui chiunque non chiuda gli occhi di fronte alla realtà: per risanare i conti e rilanciare la crescita l’Europa, con la famosa lettera Draghi-Trichet, ci chiede – anzi: ci ordina – soluzioni neoliberali: ridurre la spesa pubblica e la pressione fiscale, rimuovere quei lacci e laccioli che “mortificano le forze vive della società civile”.

E qui sta in punto. Se queste misure non ha saputo o voluto adottarle il liberale fedifrago Silvio Berlusconi, possiamo credere che le adotteranno al suo posto quei bisatti della Prima Repubblica che mai nemmeno hanno finto di dirsi tali?

Quindi cosa minaccia di succedere nel dopo Silvio (un dopo, sia chiaro, ormai tanto inevitabile quanto sacrosanto)? Un bel governo istituzionale, o del Presidente, o di salvezza nazionale, che metta assieme quanti più Gattopardi possibili uniti nella lotta per rimmettere comunque le proprie mani sui resti del Paese all’insegna del loro eterno slogan: far finta che tutto cambi, perchè tutto possa così rimanere uguale.


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