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IL BICCHIERE DI MARIO MONTI

 Nel giudizio sull’operato del governo Monti è l’eterna storia del bicchiere. Sulle liberalizzazioni, volendo, è fin troppo facile vederlo mezzo vuoto; vien da dire che la montagna ha partorito il topolino.

Emblematico il caso dei notai che contiene l’equivoco di fondo, identico per altro a quello dei farmacisti: il problema non è liberalizzare il numero, cioè nella fattispecie notarile creare altri 500 privilegiati, ma liberalizzare la funzione, cioè sancire che tanti altri soggetti – dagli avvocati, ai commercialisti, ai consulenti del lavoro, ai segretari comunali – possono svolgere le stesse mansioni, facendo così crollare le tariffe. In America, terra della libertà, non ci sono tanti notai: semplicemente non esistono.( E i farmaci li compri in qualunque bottega).

Ma se invece guardiamo ai precedenti governi degli ultimi vent’anni, dobbiamo dire che il bicchiere è mezzo pieno. Perchè Mario Monti in due mesi ha fatto quello che né Prodi né soprattutto Silvio Berlusconi – il liberale, liberalizzatore per definizione – avevano nemmeno iniziato a fare.

Senza dimenticare il messaggio politico, che sottolineava ieri sul Corriere Francesco Giavazzi. Monti ha dimostrato che “non è vero che in Italia non si può fare; non è vero che l’Italia è bloccata dalle corporazioni”. Che le corporazioni si ribellino a tutela dei loro privilegi è comprensibile ed anche legittimo. L’importante è che il governo non ceda loro, dando priorità all’interesse generale.

Nel nostro Paese c’èra un comandamento non scritto, ma ben impresso nella mente di ogni politico: chi tocca le pensioni muore. Mario Monti le ha toccate, anzi ha reso operativa una riforma poderosa, con pesantissimi costi sociali (come tutte le riforme vere), e non è morto pur avendo infranto uno dei due massimi tabù italiani.

Rimane da infrangere l’altro tabù, quello dell’articolo18. Da rimuovere per due motivi fondamentali. Una questione di equità tra generazioni, tra padri iper protetti contrapposti a figli totalmente precarizzati. E poi perchè è la sola via per rilanciare sul serio la produttività, andando a colpire i tanti evasori dal lavoro totali e parziali; cioè ristabilendo il principio che lo stipendio bisogna guadagnarselo ogni mese, pena il “bastone” del licenziamento.

L’obbiettivo vero, serio, è quello di sancire la totale libertà di divorzio anche nei rapporti di lavoro, così come è stata sancita nei rapporti sentimentali (misura che ha comportato la moltiplicazione dei rapporti di coppia, non il loro crollo…); eliminando così pure l’incomprensibile distinzione tra aziende sopra e sotto i 15 dipendenti. Ma, anche in questo caso, consapevoli che non siamo la terra della libertà, possiamo accontentarci di un bicchiere mezzo pieno, ossia di iniziare a rimuovere il tabù.

E Mario Monti può farlo anche perchè – dettaglio non secondario – tutta la grande informazione, stampata e televisiva, è con lui. Come confermato ieri da Lucia Annunziata. Con Berlusconi ospite fu l’incarnazione del giornalista cane da guardia del potere: abbaiò al punto di farlo scappare. Ieri invece sembrava un pechinese che scodinzola e lecca il premier in loden.

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