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FINI, LE MOSCHEE E SANTA LUCIA

 

Il presidente della Camera Fini ha dichiarato che, a scanso di equivoci, bisogna che nelle moschee gli imam predichino in italiano per sapere cosa dicono. E nelle madrasse, cioè nelle loro scuole di catechismo, anche? Però il problema non è solo di capire cosa dicono, è di saperlo valutare. Non aspettiamoci cioè di sentire una predicazione diretta del terrorismo. Domandiamoci però se la rivendicazione dell’esistenza di un unico vero dio non sia la base teorica da cui discende l’esigenza di eliminare, o convertire con la forza, i falsi credenti colpevoli di venerare un falso dio. (In passato l’intolleranza religiosa cristiana veniva predicato in italiano o in spagnolo, non in arabo né in latino. Il problema erano i contenuti, tanto comprensibili quanto condivisi, non la lingua).

Oggi la differenza abissale, che ci separa dagli islamici fondamentalisti, consiste nel fatto che noi consideriamo il rapporto con la nostra fede e con le fedi altrui alla stregua del rapporto con Santa Lucia, la Befana, San Nicolò e Babbo Natale. Con le feste dei regali cioè siamo molto tolleranti, capiamo che ognuno ha la sua storia e le sue tradizioni: così i veronesi i regali ai propri figli li fanno trovare per Santa Lucia, i padovani per la Befana, i triestini per San Nicolò; e, a tutti gli altri che hanno accettato il mito inventato (pare) dalla Coca Cola, i regali li porta Babbo Natale. Nessuno si sogna di sostenere che Santa Lucia è vera e la Befana falsa, o viceversa.

Giusto o sbagliato che sia oggi noi occidentali siamo altrettanto tolleranti anche con le varie fedi. Riteniamo cioè che il bisogno di religiosità insito in (quasi) tutti gli uomini, a seconda della loro storia e delle loro cultura, trovi espressioni e nomi diversi: Dio e Gesù per i cristiani, Yahvè per gli ebrei, Allah e Maometto per i musulmani, la triade induista Brahma-Shiva-Visnù, e via dicendo. Non ci sogniamo di affermare che il nostro dio è l’unico vero e gli altri tutti falsi. Il relativismo religioso, che tanto dispiace a Benedetto XVI°, è la base per un rapporto non conflittuale tra le varie fedi

Per i musulmani invece Santa Lucia è Santa Lucia, e non c’è Befana che tenga! Il relativismo non sanno dove stia di casa. Per loro Allah è il vero dio e Maometto è il suo profeta. Punto.

Lo stesso percorso di relativizzazione da noi ha investito anche la fede politica: un tempo eravamo convinti che la nostra ideologia fosse l’unica degna, quella che voleva liberare il proletariato dalle catene, riscattare l’uomo; e che l’ideologia avversaria fosse da servi dei padroni. Oggi viene riconosciuto (almeno in parte) a destra e sinistra lo stesso diritto di cittadinanza politica, la stressa buonafede nelle convinzioni dei militanti contrapposti. Restano residui di fondamentalismo. Antonio Di Pietro, ad esempio, è l’ultimo ahiatollah rimasto in parlamento: solo i miei sono i puri, gli onesti, i veri Cristiano…gli altri sono tutti ladri e corrotti…

Tornando agli imam il punto cruciale (e temo di là da venire) non è tanto che predichino in italiano invece che in arabo, ma che smettano di predicare in qualunque lingua la supremazia del Corano sugli altri libri sacri, che smettano di contrapporre i veri ai falsi credenti. In una parola: che la smettano di essere oggi quello che noi eravamo fino a ieri.

 

 

 

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