Anche la Jena, alias Riccardo Barenghi, ha scoperto la civiltà asburgica. E con orgoglio (asburgico) racconto, a chi non avesse letto il suo editoriale su La Stampa, cosa ha scritto a proposito del processo al “mostro di Amstetten” Josef Fritzl.
Barenghi ha sottolineato anzitutto la rapidità: in quattro giorni di dibattimento si è arrivati alla sentenza di condanna del padre carnefice. Da restare basiti noi abituati alla lentezza esasperante della giustizia italiana. Su questo punto Barenghi si è preso lo sfizio di fare un po’…Barenghi, nel senso che si è domandato se un processo così breve non abbia leso le garanzie e i diritti che dovrebbero avere tutti gli imputai, anche se rei confessi di crimini orrendi.
Toltosi questo sfizio, la Jena si è inchinata alla “civiltà con cui i mass media austriaci hanno seguito il processo”: nessuno si è lasciato prendere dal gusto per il particolare macabro, “neanche un piccolo brano del video di accusa della vittima è uscito dalle aule giudiziarie per essere sbattuto su qualche schermo e magari sezionato e commentato dagli invitati d’occasione, psicologi, politici, giornalisti”. Esattamente il contrario di quanto accaduto da noi: “Da Erika e Omar – nota sempre Barenghi – a Annamaria Franzoni, da Andrea Stasi a Amanda Knox, non ci siamo persi neanche un particolare, una macchia di sangue, un urlo di dolore, un pigiama, un pezzo di cervello sul soffitto…Nulla è stato risparmiato alle vittime e ai carnefici di quei delitti, tutto è stato dato in pasto ad un’opinione pubblica (chiamiamola così) affamata di mostruosità”
Da sottolineare anche un’altra osservazione fondamentale fatta da la Jena. In Austria non si usa, come avviene da noi, l’alibi del diritto di cronaca per alimentare la morbosità “non solo grazie alla deontologia professionale dimostrata dai nostri colleghi austriaci, ma anche grazie al fatto che nessun giudice o cancelliere o avvocato abbia passato alla stampa le informazioni che dovevano restare riservate e che tali sono rimaste”.
Questo nella “Austria felix”. Nell’Italietta infelice invece ci sono giornali e televisioni pronti a marciare su qualunque schifezza e, cosa ancora più grave, sono gli stessi operatori della giustizia che passano loro il materiale “pornografico”.
Lascia un commento