E se Santoro questa volta avesse ragione? Non è solo una questione statistica (una volta, e dai e dai, capita a tutti di avercela) ma di merito. Nell’ultima puntata di Annozero Santoro ha polemizzato e criticato, col suo stile abituale, l’organizzazione dei soccorsi ai terremotati; cioè l’azione della protezione civile. Reazioni sdegnate. Tutti a dire che no, che la Protezione civile è stata perfetta, che va solo ringraziata, che le va riconfermata la fiducia al massimo grado. Bene, mettiamo che sia stato così; che tutto abbia funzionato alla perfezione. Ma non vuol dire che Santoro abbia torto. Significa solo che Berlusconi è meglio di Padre Pio: cioè che gli riescono miracoli che neanche al frate di Pietralcina…Perchè – ed arriviamo al punto – la protezione civile non è fatta, non è organizzata, per essere tempestiva, efficiente, professionale in caso di catastrofi naturali. Può capitare che lo sia, ma è appunto un caso o un miracolo.
Chi ha istituito la protezione civile, così come è articolata, cioè con un nucleo in ogni comune italiano su base volontaria; che vuol dire 581 nuclei diversi solo nel nostro Veneto. Chi l’ha concepita e così istituita ha voluto anzitutto dotare ogni comune italiano di…un parco giochi per pensionati (e per statali che, come noto, sono già prepensionati anche quando in teoria lavorano). Il che è un’iniziativa meritoria per i pensionati stessi, che non devono cader preda dell’accidia, che se hanno qualcosa da fare vivono meglio, e che infatti discutono delle varie mansioni, che hanno divise e pettorine da sfoggiare, che magari litigano su chi è più adatto a guidare la jeep, che fanno tante belle esercitazioni all’aria aperta…E’ un’iniziativa concepita anche per dare un ritorno di consensi alla classe politica che garantisce la “dotazione” ai vari nuclei…Ma è qualcosa di radicalmente diverso da una task force professionale, pagata, addestrata e pronta ad intervenire in caso di catastrofi.
Gli addetti alla protezione civile sono centinaia di migliaia (in Italia abbiamo 8101 comuni). Quindi sono anzitutto troppi numerosi. Alcuni anche all’altezza del compito; ma i più sono adatti a smistare il traffico e organizzare il parcheggio il giorno della sagra nel loro paese. Sono tutti molto volonterosi e tutti, infatti, volevano fiondarsi in Abruzzo il giorno dopo il terremoto. Quindi la prima emergenza è stata evitare che i sopravvissuti ai crolli venissero travolti dalla fiumana della protezione civile. I vari assessori provinciali, coordinati dal regionale Elena Donazzan, hanno dovuto scontentare migliaia di aspiranti soccorritori e mandare all’Aquila solo i pochi preparati e autosufficienti (che non si trasformassero cioè, a loro volta, in bocche da sfamare e persone da alloggiare…).
Anche questa esperienza ci dimostra dunque che un task force limitata ed altamente specializzata (un nucleo di cento professionisti per ogni regione italiana) sarebbe in grado di dare una risposta molto più efficiente e puntuale. E non lo dice solo Santoro. Lo dicono i politici di tutti gli schieramenti che in modo trasversale da Fini a Ferrero, e con l’esclusione dei soli leghisti, hanno bocciato l’istituzione delle ronde. Perchè – hanno spiegato – un compito così delicato, come la tutela della sicurezza dei cittadini, – non poteva essere delegato a dei volontari a persone, magari con ottime intenzioni, ma senza una preparazione adeguata e verificata. No, la sicurezza – aggiungevano – devono garantirla i professionisti, cioè lo forze dell’ordine. Discorso identico, mi sembra, va fatto quando i cittadini sono in balia delle calamità, delle “criminalità naturali”. Non è meglio garantir loro dei professionisti che affidarli a dei volontari? Questa volta Santoro ha ragione. Anche se padre Pio Silvio ha evitato il peggio.
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