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SE IL VATICANO SCOMUNICA LA SICUREZZA

 

 

Il tentativo di dare più sicurezza al nostro Paese, in particolare contrastando l’immigrazione clandestina, evidenzia un caso lampante di schizofrenia tra i cittadini e il Palazzo. Intendendo con Palazzo gli opinionisti, i giuristi, l’intellighenzia in genere, i grandi quotidiani, oltre ai Palazzi Vaticani veri e propri.

Il decreto sicurezza, ed in particolare l’introduzione dei reato di clandestinità, è stato infatti apprezzato dalla larga maggioranza dei cittadini, il sondaggio di Sky Tg 24 ha registrato un 72% di favorevoli, mentre il Palazzo l’ha subito stroncato. Significativo che i tre principali quotidiani – Corriere, Stampa e Repubblica – oltre ad ospitare fondi tranchant abbiano dato ampio risalto alle critiche della Chiesa, arrivando addirittura a “promuovere” a portavoce dell’intero Vaticano quel mons. Agostino Marchetto che in realtà è solo il segretario del Pontificio consiglio dei migranti (come dire il ministro per l’immigrazione della Santa Sede). Tant’è che tutti i quotidiani hanno appunto scritto che secondo il Vaticano (non secondo mons. Marchetto) questo decreto sicurezza “provocherà tanto dolore”.

Ora che lo provochi, il dolore, ai migranti clandestini è possibile (a giudizio di alcuni addirittura auspicabile…); ma è strano che la Chiesa non si preoccupi anche dell’altro “dolore”: cioè di quello procurato a tanti credenti italiani dalla presenza eccessiva e continuativa di clandestini nel nostro territorio nazionale.

Una valutazione più equilibrata dovrebbe forse distinguere tra l’impatto del decreto sicurezza e i suoi risultati concreti. Sui risultati io per primo sono scettico, e non per colpa del decreto, ma perchè abbiamo uno Stato in disfacimento. Uno Stato che l’azione congiunta della Chiesa cattolica e della “chiesa” comunista, con la loro doppia morale, ha progressivamente spappolato; lasciando spazio, tra l’altro, ad un’azione sindacale tutta volta a privilegiare gli addetti ai servizi a discapito degli utenti dei servizi. Dubito molto che questo Stato in liquidazione sia in grado di garantire la sicurezza; così come è evidente che non garantisce più la giustizia, la pubblica istruzione e, nella maggior parte delle regioni italiane, nemmeno la sanità.

Per questo è tutto da verificare che l’introduzione del reato di clandestinità funzioni sul serio da deterrente contro nuovi ingressi illegali e che possa rendere operative quelle espulsioni degli irregolari che fin’ora sono rimaste pura teoria. Temo che l’inefficienza della nostra macchina statale vanificherà anche questo tentativo di invertire la tendenza. E che per ciò la sicurezza resti più annunciata che tradotta in pratica. Ma trovo del tutto naturale che i cittadini apprezzino anche il semplice annuncio. La sicurezza è infatti alla base del contratto sociale, è la prima cosa che i cittadini chiedono alla Stato.

Quindi un decreto che promette sicurezza non può che essere accolto da un pregiudizio positivo dei cittadini. Mentre solo un’intellighenzia (e una Chiesa)  schizofrenica rispetto alle persone normali può accoglierlo, come è accaduto, con un pregiudizio negativo.


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