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BOFFO, MAURO E LA PRIMA PIETRA

 

Riprendo da dove eravamo rimasti all’inizio di Agosto, perchè mi pare che le novità dell’ultimo mese abbiamo confermato l’assunto: i ladri non sono né di destra né di sinistra, sono ladri a prescindere dalla loro collocazione politica. E altrettanto vale per gli evasori fiscali o per i comportamenti sessuali disinvolti . Resta più che mai attuale il detto evangelico sulla prima pietra che nessuno può azzardarsi a scagliare essendo tutti peccatori; ed è particolarmente grave che l’avesse scordato proprio il direttore del quotidiano dei vescovi Dino Boffo. Feltri e Belpietro, mulinando lo spadone, hanno spiaggiato sia lui che Ezio Mauro che i moralisti in genere. Hanno dimostrato che sdegnandosi per gli altrui peccati non si va da nessuna parte, meno che mai si possono conseguire obbiettivi politici, si finisce solo col ritrovarsi moralisti moralizzati; perchè nessuno, appunto, è in grado di scagliare la prima pietra.

Il che non significa accettare di vivere in un mondo di ladri, di evasori o di libertini; non significa voler assolvere qualcuno in particolare argomentando che tanto tutti sono corrotti; significa solo andarci cauti con lo sdegno e cominciare la critica dall’autocritica: cioè dalla propria immagine riflessa nello specchio.

Dopo di che va aggiunto che questi peccati o vizi privati – spesso – contano relativamente con la professione pubblica del “peccatore”. Dovrebbe risultare evidente con la vicenda del direttore di Repubblica Ezio Mauro, il quale ha fatto esattamente come la quasi totalità degli italiani: cioè si è comprato la casa denunciando meno del suo valore e quindi pagando meno tasse. Bene. Vi pare concepibile che Carlo De Benedetti decida per questo di licenziarlo? Direi proprio di no. All’editore non gliene può fregar di meno dell’evasione fiscale del suo direttore. Gli interessa invece, e molto, come svolge il lavoro per cui è assunto e pagato; se guadagna o perde lettori e copie, se riesce a pilotare una corazzata come Repubblica pur nella crisi che ha investito tutta la carta stampata oppure se rischia il naufragio. Per il resto De Benedetti penserà che come Mauro abbia pagato l’attico al Pincio e se ci organizzi o meno orge transessuali (il nome del colle romano, certo, un po’ ispira…) sono questioni del tutto private dello stesso direttore.

Non meravigliamoci dunque se gli “editori” di Berlusconi, cioè i suoi elettori, ragionano in maniera molto simile a Carlo De Benedetti. Nel senso che interessa loro come il Cavaliere governa la Repubblica (italiana), cioè come affronta i temi della crisi economica, dell’immigrazione, della ricostruzione in Abruzzo. Su questo gli confermeranno o gli negheranno la fiducia, non per le sue frequentazioni sotto le lenzuola o sotto le docce più o meno gelate. E nemmeno interessa loro più che tanto quello che ha fatto da imprenditore: ne avesse anche combinate più dell’Avvocato (e ce ne vuole…) lo ritengono poco attinente con il suo attuale mandato politico.

Una breve parentesi la merita anche il nipote dell’Avvocato. Quel John-pesce in barile-Elkan che si proclama indignato per le “falsità contro mio nonno”. Dimenticandosi che le “falsità” e gli “attacchi” contro il nonno non sono partiti dai media ma da…sua madre, Margherita Agnelli che ha accusato il padre Gianni di aver occultato all’estero un mega tesoro in nero! Così “svagato”, così impacciato è apparso il giovane John da pensare che almeno su un punto sua madre abbia ragione: quando cioè accusa Gabetti e Grande Stevens di averlo messo sul ponte di comando Fiat vestito da ammiraglio per mantenere loro dietro le quinte il potere reale…

Ultima considerazione per Dino Boffo. Perchè nel caso del direttore di Avvenire il confine tra ruolo pubblico e scelte private diventa più scivoloso, a prescindere dalla condanna per molestie a sfondo sessuale che è un dato di fatto. Boffo infatti deve fare i conti con la posizione ufficiale della Chiesa nei confronti dell’omosessualità. Una Chiesa che, come noto, non è aperta come noi che consideriamo i gay manifestazione delle sorti magnifiche e progressive della società. La Chiesa, bieca e oscurantista, considera invece l’omosessualità un fattore di disordine morale. Ma allora come può restare un gay a dirigere proprio il giornale dei vescovi? Che ci sia arrivato sospinto da una cordata o da… un “trenino”?

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