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SE IL NERO DICE “VAFFANCULO” AL BIANCO

 Gli inglesi, come noto, il calcio l’hanno inventato e quindi non stupisce che un po’ tutte le novità, anche quelle collaterali, arrivino da questo Paese. L’ultima è così clamorosa che rischia di chiudere un epoca. El-Hadji Diouf, giocatore senegalese del Blackburn, durante l’ultimo turno di Premier League giocato a Liverpool, ha apostrofato un raccattapalle della squadra ospite dicendogli: “Vaffanculo ragazzo bianco!”.

Dopo tanti “negro di m…” urlati negli stadi, finalmente è arrivato anche il “bianco di m…”. Dico finalmente perchè mi auguro che questa “novità” giunta dall’Inghilterra serva a chiudere un’epoca. L’epoca in cui episodi e frasi del genere sono stati enfatizzati in modo spropositato quasi fossero il cancro del calcio (quando sono, se mai, simili ad un influenza suina).

Non voglio, sia chiaro, sostenere che gli ululati e gli insulti rivolti ai giocatori di colore siano edificanti. Li ritengo volgari, maleducati, stupidi. Ma non posso nemmeno accettare che li spaccino per il problema del calcio e nemmeno che ce li presentino come la prova del nuovo razzismo che serpeggia nella nostra società. Cerchiamo di collocarli nella loro giusta dimensione. Domandiamoci se ha senso che l’Uefa lanci campagne di spot milionarie contro il razzismo. Se è utile invocare la sospensione delle partite. Se è accettabile criminalizzare per i cori da stadio intere città, come accade abitualmente con Verona e come è successo adesso anche con Cagliari dopo che Balotelli è finito nel mirino dei tifosi sardi.

Trovo tutto questo spropositato e spero che un bel “vaffanculo ragazzo bianco”, pronunciato da un giocatore nero (che il politicamente corretto fatica assai ad accusare di razzismo…) serva a ritrovare una dimensione più equilibrata.

Anche chi giudica i cosiddetti “cori razzisti” un fenomeno molto inquietante, dovrebbe comunque domandarsi che risultati hanno ottenuto le contromisure fin qui adottate. Mi sembra che la massiccia campagna “No racism” promossa dall’Uefa abbia sortito un effetto simile alle campagna antidroga o antialcol: promuove e diffondere il prodotto che si vorrebbe bandire. Altrettanto dicasi per lo spazio e lo sdegno che ogni volta vengono profusi sia nei giornali che il televisione: quasi un istigazione a delinquere, una coazione a ripetere per gli urlatori da stadio che, se mai ottenessero la sospensione della partita, si sentirebbero ancor più appagati…

Non pensate che ignorarli, liquidarli in due parole, non farli sentire protagonisti risulterebbe più efficace? Senza aggiungere che il razzismo, quello vero, si manifesta nei fatti molto più che nelle parole: gente ammazzata per il colore della pelle, per il credo religioso; persone sottomesse e schiavizzate a causa del loro sesso, come avviene oggi con le donne in tanta parte del mondo islamico, comprese certe enclave presenti nelle nostre città. Vogliamo metterlo sullo stesso piano di un coro indirizzato a Mario Balotelli?

Quanto al calcio, la prima emergenza, specie qui nel nostro Veneto, è radere al suolo stadi come l’Euganeo di Padova o il Bentegodi di Verona. Stadi così mal fatti, così poco accoglienti e funzionali, da diventare la prima fonte di istigazione alla violenza per un tifoso che – raggiunto lo stadio, pagato il biglietto e superati i tornelli – si rende conto che…la partita l’avrebbe vista molto meglio standosene a casa davanti alla tivvù.

Non basta l’atmosfera e il coinvolgimento, che certo contano, ci vorrebbero anche stadi all’inglese che ti fanno stare nel terreno di gioco (non a cento metri di distanza come all’Euganeo); stadi con tutti servizi e il contorno di negozi, bar, ristoranti che invoglino intere famiglie, spettatori più tranquilli, a varcare i cancelli.

Stadi funzionali, moderni, accoglienti: questo serve a prevenire la violenza, che poi va anche repressa con la stessa fermezza giudiziaria usata dagli inglesi per stroncare gli hooligans. La violenza verbale, che è cosa diversa, la si combatte anzitutto ignorandola. E anche trovando qualche giusto contrappeso della serie “vaffanculo ragazzo bianco”. Onore al merito di El-Hadji Diouf

 

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