Nell’elogio fatto dal ministro Tremonti del posto fisso che, secondo lui, consentirebbe di organizzare meglio “il progetto di vita e di famiglia”, va però aggiunta questa postilla: sarà comunque un progetto a ribasso di reddito. L’economia ha infatti le sue leggi e le sue regole, che il ministro dell’Economia per primo non può ignorare, nemmeno quando si mette a filosofeggiare.
Questa equazione, posto fisso=reddito basso, è confermata sia dalla storia che dal presente. La storia dei Paesi dell’Est dove tutti, ma proprio tutti, avevano il posto fisso e non c’era alcuna angoscia per il futuro: nel senso che si sapeva che l’avresti passato in coda a cercar di comperare un chilo di patate… Dopo c’era la nomenclatura, con il posto un po’ meno fisso (nel senso che i suoi membri rischiavano di essere fatti fuori d’emblée) e tutta una serie di privilegi anche economici. Ma per la massa il posto fisso significava miseria sicura: lavoravano tutti, lavoravano poco, venivano pagati ancora meno. E alla fine quel sistema economico implose
Anche oggi, nell’Italia del 2009, c’è la nomenclatura privilegiata – l’ultracasta dei magistrati, i manager pubblici, i vertici militari, etc – che, senza nemmeno correre i rischi dei loro colleghi dell’Est, hanno ottimi stipendi. Ma anche per la nostra massa dei pubblici dipendenti c’è il lento, quanto inesorabile, declino del reddito: insegnanti, medici, poliziotti, comunali guadagnano oggi meno, hanno meno potere d’acquisto rispetto a 20-30 anni fa. E non può che essere così quando, col posto fisso a prescindere dai controlli e dalle verifiche, la produttività va in caduta libera. Quello che si faceva in due lo si fa in tre, ma anche le risorse vengono divise in tre invece che in due.
Il paradosso di questa nostra Repubblica, che pomposamente si definisce “fondata sul lavoro”, è che ha cancellato qualsiasi controllo sul fatto che i suoi dipendenti lavorino sul serio. E quindi non resta che pagarli poco per poterli pagare tutti.
A proposito di posto fisso, sempre più si parla quasi esclusivamente di statali. Perchè il posto fisso nel lavoro dipendete privato sta scomparendo. Mentre nel lavoro autonomo non è mai esistito. E questa enorme disparità di trattamento tra lavoratori è la più palese, vergognosa e sottaciuta violazione dell’art. 3 della Costituzione.
Ma, quantomeno, resta la nemesi: dipendenti privati e autonomi restano padroni del proprio reddito e della propria “fortuna” (sui quisque fortune faber); mentre i pubblici dipendenti, grazie al posto cristallizzato, subiscono l’impoverimento progressivo nell’impossibilità di reagire.
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