C’è una nemesi nel caso Marrazzo, una nemesi tutta politica che prescinde dai risvolti etici e dagli sviluppi giudiziari: è la giusta punizione per chi ha pensato di conquistare il consenso dei cittadini usando gli specchietti per allodole. Nella fattispecie per chi ha puntato ad ottenere la guida del Lazio, di una delle più grandi e complesse regioni italiane, candidando una star del giornalismo televisivo prestata alla politica senza alcuna preventiva verifica di attitudini e capacità specifiche. Non che il Pd sia l’unico a ricorrere allo specchietto per allodole; ma rischia di essere recidivo se è vero, come si racconta, che sarebbe pronto a candidare al posto del Marrazzo bruciato una sua fotocopia, cioè Davide Sassoli (fotocopia non nel senso dei trans e della coca, ma in quanto anche lui star del giornalismo televisivo prestato alla politica).
Si è tanto criticato Berlusconi per la sua volontà di candidare le veline; sostenendo che erano un oltraggio alla democrazia, un insulto all’intelligenza dei cittadini elettori, uno sfregio all’arte nobile della politica. C ‘è del vero in queste reprimende. Ma aggiungiamo che le veline sono il più banale specchietto per allodole, il più scoperto, il più ovvio: candido una bella gnocca che gli amanti del genere me la votano…Mentre trovo più subdolo, più vergognoso, e alla fine anche più stupido candidare la star del giornalismo, il medico di grido, l’intellettuale engagée, l’imprenditore di successo, il magistrato d’assalto, attori e cantanti, l’avvocato bravo a difendermi in tribunale, il rampollo di casa Savoia. Categorie ricordate a posta per riassumere le scelte operate da quasi tutti i partiti. Scelte fatte in spregio alla specificità della professione politica che richiede doti e caratteristiche diverse. Il medico, il giornalista, l’imprenditore di successo si è già realizzato nella sua professione e quasi mai è capace di farlo anche nella professione politica. Paradossalmente è più probabile che diventi un bravo politico l’oscuro giornalista di provincia rispetto a Scalfari, il medico di base nei confronti di Umberto Veronesi, nel senso che magari fin’ora avevano sbagliato mestiere e potrebbero “esplodere” nel cambio di professione. Mentre tutti i “grandi” passati alla politica hanno deluso.
E poi, come dicevo, queste veline d’alto bordo sono una scelta stupida per i partiti che l’hanno fatta: cosa hanno dato al Pd un Santoro o una Lilli Gruber mandati a Strasburgo? Quanti nuovi consensi ha conquistato in Veneto candidando ieri Massimo Carraro e oggi Calearo? Il Pd in Veneto ha vinto candidando un solido e quadrato professionista della politica come Flavio Zanonato, non una star o un qualunque specchietto per allodole. (Perchè gli stessi elettori del Pd sono meno stupidi di quanto pensino certi loro dirigenti…E il declino del vecchio Pci è iniziato quando ha cominciato a preferire i “cattolici del dissenso” ai suoi fidati funzionari che per il partito lavoravano 24 ore al giorno).
A Strasburgo ha senso mandarci i Lorenzo Fontana che, da quando c’è approdato, lavora pancia a terra per garantire al proprio territorio e al proprio partito i tanti possibili “ritorni” della comunità europea. E, con Fontana, siamo arrivati all’eccezione: cioè alla Lega che è l’unico partito – correggetemi se sbaglio – che non candida specchietti per allodole: non ne ricordo uno di attore, cantante, intellettuale, giornalista di fama, magistrato, noto imprenditore candidato dal Carroccio negli ultimi dieci-quindici anni (qualcuno c’era agli esordi, ascrivibile a errori di gioventù…). La Lega privilegia i Tosi, gli Zaia, i Bitonci, formatesi e cresciuti nel territorio, proprio come accadeva un tempo con la Dc e il Pci; persone con autentica dimensione popolare capaci di stare con i cittadini comuni e recepire le loro attese.
Galan ironizza su un Luca Zaia pronto a inaugurare tutte le fiere e presente a tutte le sagre. Ma anche qui c’è una nemesi: sappiamo infatti come sta per concludersi la partita tra loro due…
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