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SI STAVA MEGLIO FINCHE’ C’ERA IL MURO

 

Alla vigilia del 9 novembre, ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, un grido dovrebbe levarsi da tutti noi come da un sol uomo: arridatece er Muro! Ovvio che è solo un sogno, certo che l’orologio della storia non torna mai indietro (come il nostro, biologico, per altro…), ma che almeno sia chiaro che noi non abbiamo proprio nulla da festeggiare. Noi stavamo molto meglio prima. Proprio perchè loro, quelli che vivevano dietro il Muro, stavano molto peggio: è l’ovvietà dei vasi comunicanti.

Giusto quindi che festeggino l’anniversario i cittadini che abitavano nei Paesi ex comunisti la cui vita è migliorata sotto ogni profilo, sia economico che delle libertà individuali. Ma noi dovremmo vestirci e lutto e suonare le campane a morto: il 9 Novembre è la data del funerale dell’Occidente, del suo benessere, della stabilità. Una stabilità che era tutta a nostro beneficio e che, paradossalmente, sul piano planetario era garantita dai “nemici”, cioè dal pugno di ferro dell’Unione Sovietica (Si potesse riportarlo indietro, quel maledetto orologio, vedremmo le truppe usa combattere fianco a fianco dell’Armata rossa in Afganistan, altro che finanziare Bin Laden e i talebani!).

La retorica martellante sugli immigrati che sono “una risorsa” non serve a farci dimenticare che, prima del 1989, questa risorsa proprio non sapevamo cosa fosse. l’Unione Sovietica infatti, ferrea guardiana dello statu quo, bloccava qualsiasi flusso migratorio non solo dietro alla Cortina ma anche in Africa e nel resto del Mondo. E, dove non ci pensava l’Urss, c’era la vecchia, cara, Cina Comunista di quel tempo che ci aveva non solo il Muro ma addirittura la Muraglia attraverso la quale non transitava nemmeno uno spillo.

Dopo il 9 Novembre di venti anni fa, i primi ad attraversare le macerie non sono stati né i lavoratori né le badanti ma i delinquenti, pronti e svegli come sempre ad andare ad arraffare la dove c’è il grasso che cola. Poi col passare degli anni ha cominciato ad arrivare la “risorsa”, cioè i lavoratori stranieri; ed ora negli ultimi anni è giunta anche l’iper risorsa: cioè i cinesi ed altre popolazioni orientali. Iper risorsa nel senso che i cinesi, come vediamo, lavorano molto più degli africani e di chi è arrivato dall’Europa dell’Est (che già lavorano più dei “nativi”, che saremmo noi). E noi, abbiamo semplicemente chiuso gli occhi e cercato di ignorare la realtà: come se ci fosse ancora il Muro a garantirci, pensiamo di potere avere il posto fisso; pensiamo di poter lavorare poco, lavorare tutti come se…fossimo noi ancora di là del Muro!

Per farla breve la caduta del Muro ha segnato l’inizio della globalizzazione, cioè la fine dei nostri privilegi. I terzomondisti militanti ci spiegano che finalmente è cominciata a finire la vergogna di un Occidente che si approfittava delle disgrazie altrui: delle popolazioni schiacciate sotto il tallone del comunismo, e delle altre a cui portavamo via impunemente le risorse. Tutto vero, tutto giusto. Ma con una piccola conseguenza. In questo mondo più equo e più libero dovremmo imparare a lavorare come cinesi, ad accettare la logica degli agenti di commercio:; si guadagna in proporzione a quanto di fattura e si produce. Perchè il Muro cadendo ha ripristinato la comunicazione tra i vasi del mondo.

Invece dentro di noi coltiviamo l’assurda utopia che il Muro sia ancora in piedi. Aiutati da una politica che per prima ha fatto finta di niente, pensando che bastasse cambiare nome…Quando invece i comunisti avrebbero dovuto scomparire anche di qua del muro come successo di là (E, non a caso, oggi sono i polacchi a dirci che è inaccettabile affidare ad un ex comunista la politica estera dell’Unione europea…). Chiudendo gli occhi di fronte ad una nuova realtà sgradita ci illudiamo che tutto possa continuare come prima: Quando è evidente che le macerie hanno liberato chi stava di là, rotolando però addosso a noi che dal Muro eravamo difesi.



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