Non so se esista il reato di vilipendio al presidente della Camera, ma mi prendi il rischio e lo scrivo: qui il vero stronzo è Fini.
Lo è anche per un aspetto formale. Che pena questa Terza Carica dello Stato che si atteggia a bulletto davanti ai ragazzini facendo (crede lui) il trasgressivo, cioè usando un epiteto del linguaggio corrente! Nessuno gli ha spiegato che mai come oggi gli studenti, fin troppo bulletti e trasgressivi di loro, hanno bisogno di trovarsi di fronte un serio educatore che ristabilisca le distanze anche con il rigore del linguaggio, e non un complice d’accatto?
Ma Fini stronzo lo è, soprattutto, per la questione sostanziale: nel senso che uno degli stronzi peggiori è colui che nega, che banalizza, la realtà in omaggio al politicamente corretto. Cosa vuole spiegarci il presidente della Camera che i veronesi “tuti mati” sono uguali ai padovani “gran dotori” o ai vicentini “magna gati”? Siamo forse di fronte alla riedizione della storica idiozia del proto femminismo che voleva omologare la donna all’uomo?
Per fortuna uomini e donne sono diversi, profondamente diversi. Per fortuna – intesa come ricchezza della varietà del mondo – ci sono differenze anche tra i vari “campanili” della nostra regione. E poi tra veneti e lombardi, tra settentrionali e meridionali. Tra italiani e tedeschi, tra europei e africani e asiatici. O Fini pensa che la storia, la cultura, le tradizioni, possano essere cancellate e negate? E’ banalizzando che si costruisce una “moderna destra europea”?
Ovviamente non stiamo parlando di diritti e doveri. Ovvio che uomini e donne, veronesi e padovani, bianchi e neri hanno gli stessi diritti. (Magari è meno accettato che abbiano anche gli stessi doveri). Chiaro che nessuno può essere discriminato per il colore della pelle, il credo religioso o le convinzioni politiche (al punto che anche Fini resta libero di dire le sue stronzate). Ma riaffermare questi principi è e resta una grande battaglia democratica e civile proprio perchè si parte da profonde diversità. Non ci fossero questi diversità, fossimo tutti “uguali” come banalmente si dice, non ci sarebbe nessuna battaglia da combattere.
D’altra parte perchè oggi è così difficile da governare la società multietnica? Difficile non solo in Italia ma anche in Francia, in Gran Bretagna, in Spagna, dovunque. Non perchè qualche stronzo dice che le varie etnie sono diverse; ma perchè sono diverse nei fatti ed è quindi molto difficile farle convivere in modo civile e pacifico. Avesse ragione Fini nella sua semplificazione, basterebbe mettere a tacere qualche stronzo e avremmo risolto i problemi.
Mentre i problemi riusciamo almeno ad affrontarli (non dico a risolverli,) solo se guardiamo in faccia la realtà invece che negarla. E la realtà è che oggi nel nostro Paese si trovano a convivere persone con stili di vita, culture, religioni molto diverse; al punto di essere spesso conflittuali. La convinvenza per tanto diventa possibile se si accetta un punto di partenza, che invece l’ultima dichiarazione di Fini rende ambiguo: c’è chi si trova a casa propria e chi arriva a casa d’altri; e questi ultimi sarebbe dunque tenuti – non dico a rinunciare alla propria diversità – ma almeno a non confliggere con lo stile di vita di chi li ha accolti.
Qui però emerge il vero problema, l’autentico dramma tutto italiano. Nel senso che noi italiani siamo così diversi tra noi, manchiamo di un’idea condivisa del nostro stesso Paese, della sua storia, del suo futuro, da non avere nemmeno una cultura intesa in senso lato (come possono avere i tedeschi o i francesi) da prospettare come stile di vita agli stranieri. I quali hanno dunque trovato da noi il Bengodi dove scorrazzare forti della loro diversità.
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