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BERLUSCONI: LA “FOLLIA” E’ DI MASSA

 

 

 

Secondo Antonio Di Pietro, Berlusconi istiga reazioni violente perchè pensa solo alle leggi ad personam e trascura i problemi del Paese; primo tra tutti la crisi e la disoccupazione. Mi sembra più verosimile la tesi opposta: quando cioè, alle legittime critiche politiche, aggiungi i paragoni con Hitler (Di Pietro dixit) e sostiene che il premier è il mandante delle stragi di mafia, istighi qualcuno a passare alle vie di fatto. Qualcuno che certamente non ha tutte le carte in regola; come non le ha mai chi ricorre alla violenza (terroristi compresi). Ma un conto è la follia che esplode senza innesco, altro quella innescata dai cattivi maestri dell’odio politico.

Il ragionamento di Di Pietro è molto simile proprio a quello dei terroristi che giustificavano il ricorso alla violenza con le inadempienze e la crudeltà dello “Stato borghese” nei confronti della classe operaia. Mentre dovrebbe essere chiaro che – in democrazia – nemmeno il peggiore dei governi, nemmeno le leggi più nefande, possono giustificare il ricorso alla violenza. Dovrebbe essere ed è chiaro; lo è per tutti, compreso quel furbo contadino molisano di Di Pietro. Il quale però ci marcia per calcolo politico: è infatti riuscito a cancellare ed inglobare nell’Idv l’intera sinistra radicale. Nessuno va più nemmeno a raccogliere le dichiarazioni di Ferrero piuttosto che di Diliberto; bastano e avanzano le sue per soddisfare gli animi più esacerbati nei confronti del Cavaliere.

Sotto questo profilo più sconcertante di Di Pietro è Rosi Bindi. Lei che, di fronte al volto insanguinato del premier con il naso rotto e due denti spezzati, lo esorta a “non fare la vittima”. Difficile vederci un calcolo politico dietro questa affermazione ( Rosi vuol fondare la corrente dipietrista del Pd?), più verosimile un odio personale che l’ha fatta straparlare.

Alla fine può aver ragione Giannelli, il vignettista del Corriere, che racconta un Berlusconi con sette punti, non di sutura, ma di aumento della popolarità…Non c’è dubbio infatti che le persone di buon senso sono rimaste scosse e sono portate a dare concreta solidarietà al premier. Ma il clima resta pesante. Massimo Tartaglia infatti è tutt’altro che isolato, come dimostrano i suoi cinquantamila fans spuntati in poche ore su Facebook.

Molti esponenti del Pdl, sdegnati, chiedono di chiudere il sito. Ma sarebbe un errore. Perchè Internet, la rete, proprio grazie alla vigliaccheria dell’anonimato ci permette di capire che c’è anche questa fetta di Paese. Che non sono quattro gatti. Che se Tartaglia è matto, i matti in giro sono tanti. Fosse esistita la rete, ai tempi delle Brigate rosse, non avrebbero potuto raccontarci la balla sul loro isolamento sociale: avremmo avuto modo di constatare quanto ampi erano il consenso e la simpatia di cui godevano i nostri terroristi.

Proprio come oggi Facebook ci mostra tutto il seguito di Tartaglia. E per questi suoi fans scatenati non credo che il volto insanguinato di Berlusconi serva a ritrovare moderazione e senso della misura. Anzi, temo sia sangue sul fuoco di una guerra civile che affiora sempre più truculenta.

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