Insopportabile questo vescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, che indossa i panni di Masaniello e cavalca la protesta politico-sociale dopo il crollo di Favara, rifiutandosi di fare la prima cosa che un religioso dovrebbe fare, cioè la celebrazione dei funerali delle due sorelline morte sotto il crollo. Lui fa la denuncia e non fa il prete. Vuol dire che la celebrazione dei funerali la affideremo a Bortolaso, oppure all’opposizione politica (ammesso che in Sicilia esista).
Non si tratta di contestare le affermazioni del vescovo-Masaniello: “le sorelline sono vittime del degrado”, la loro è “una morte annunciata”. Possono essere parole sacrosante, vere e condivisibili. Ma perfette in bocca ad un Masaniello. E cosa ci fanno invece in bocca ad un vescovo? Esiste ancora una separazione delle funzioni, un compito che ognuno deve svolgere prioritariamente oppure siamo tutti intercambiabili? Nel qual caso – per la gioia di Silvestro – io vado a dare multe per divieto di sosta e viene un vigile urbano a seguire il blog.
Spero siate d’accordo che non si tratta di compiacersi se un prete dice cose di destra gradite al popolo di destra, oppure di sinistra gradite al popolo di sinistra. Dovremmo concordare invece che quando si mescola religione e politica siamo agli ayatollah, cioè alla riproposizione di una pagina (recente) di storia politica del nostro Paese quando la domenica in chiesa si indicava di votare per lo Scudocrociato. Pagina che vorremmo (io almeno) chiusa per sempre.
Anche perchè non si può ciurlare nel manico: se la volontà è quella di salvare la povera gente dal degrado abitativo, si comincia a dare l’esempio ospitandoli in curia ad Agrigento oppure si destina l’otto per mille all’edilizia popolare; se invece si punta alla ribalta mediatica nazionale si annuncia il rifiuto di celebrare i funerali, che fa notizia senza mettere un tetto in testa ai diseredati…
E poi basta con questi che anche a Favara, puntualmente, denunciano “l’assenza dello Stato”, e subito vengono fiancheggiati dai vescovi-Masaniello. Lo chiariamo, una volta per tutte, che lo Stato non è un’entità metafisica ma siamo noi cittadini. Se lo Stato non c’è a Favara, non c’è a Rosarno, non c’è in tanti altri luoghi del Mezzogiorno, dipende anzitutto dal fatto che i cittadini non vogliono che lo Stato ci sia. Cittadini che non ci credono, che non lo vogliono nella quotidianità, che lo invocano solo – successa la tragedia – per la solita sceneggiata isterica.
Siamo fermi alla celebre frase di Kennedy: “Non chiedetevi cosa può fare il vostro Paese per voi. Chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro Paese”. Provano a dircelo quelli di Favara, col vescovo Montenegro in testa, cosa possono e vogliono fare per il loro Paese (che sarebbe poi anche il nostro)?
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