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PRESERVATIVI E TAR A SCUOLA

 

 

Cari bei tempi andati quando le funzioni erano chiare e distinte! Non parlo della separazione dei poteri, ma delle “offerte formative”: se un giovane doveva imparare a copulare andava in casino, se doveva invece imparare l’italiano e la matematica andava a scuola. Oggi invece abbiamo presidi moderni e sensibili (sensibili soprattutto a farsi intervistare) che soddisfano in un colpo solo entrambe le esigenze. Che mettono a scuola i distributori di preservativi (a prezzo politico!…) di modo che un momento studi, o dovresti studiare, in classe e il momento dopo vai nei cessi a congiungerti senza pericolo di conseguenze indesiderate.

Anche ammesso che abbia senso insegnare educazione sessuale, non direi che necessita della presenza fisica dei preservativi. Presenza che invece sancisce in via definitiva che la nostra scuola è ridotta ad un postribolo. Con tanto di prezzi politici per gli studenti meno abbienti (mi sembrerebbe costituzionalmente corretto proporzionare il prezzo del condom al reddito dei genitori). Fosse meno sciagurato, e meno sensibile alla ribalta mediatica, questo preside del liceo Keplero di Roma si preoccuperebbe di distribuire a prezzo politico la Divina Commedia, che i ragazzi nemmeno più sanno cosa sia. O l’hanno imparato solo ora perché l’ultimo gioco della play station si chiama così…

Non bastassero certo presidi a devastare il poco che resta della scuola italiana, ci pensano anche i magistrati. Sì perché adesso se sei bocciato, invece che metterti a studiare per recuperare, puoi rivolgerti al Tar. E i giudici amministrativi hanno il buon tempo di risponderti e di darti ragione. Come hanno fatto con due genitori pugliesi che avevano presentato ricorso sostenendo che la loro figlia era stata bocciata a causa della sofferenza dovuta alla loro separazione. Ricorso accolto e figlia promossa all’anno successivo…

E qui siamo al delirio. Perché nessuno nega che la separazione dei genitori faccia soffrire i figli. Può farli soffrire al punto che trascurano lo studio e vanno in profonda depressione. Ma che c’entra la promozione a tavolino? Vogliamo forse compensarli della sofferenza condannandoli, in aggiunta, a restare ignoranti? Come si fa a non capire che è nel loro interesse recuperare le materia che non hanno studiato, sia pure per motivi comprensibili?

Considerazioni troppo di buon senso perché gli azzeccagarbugli del Tar arrivino a farle proprie. E, d’altra parte, possiamo credere che tanti genitori siano interessati al risultato didattico della scuola? Non direi proprio, ascoltando le proteste che si levano di fronte alla prospettiva di un lungo ponte che unisca le vacanze per seggi elettorali con quelle di Pasqua. C’è un genitore preoccupato che non venga completato il programma di studio? Non ne ho sentito nemmeno uno. Ho sentito invece un coro ragliare: “E i ragazzi dove li mettiamo, chi ce li tiene?”

Questa è la prima funzione richiesta oggi alla scuola pubblica: un parco buoi con baby sitter gratis. Cosa avvenga poi, in concreto, nella stalla interessa a ben pochi.


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