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LA “BALENA VERDE” NELL’URNA

 

 

Ormai la chiamano la “Balena verde”, intendendo dire che qui in Veneto e al Nord in genere è la nuova Dc. Stiamo parlando della Lega che tutti i sondaggi indicano come la vincitrice delle lezioni di domenica prossima.

Si discute se possa aumentare di più in una provincia come Padova, dove essendo relativamente bassa ha più ampi margini di crescita, oppure in una provincia come Verona dove è molto più radicata ma anche più vicina al top. Nessuno però dubita che la Lega in Veneto sorpasserà il Pdl.

Come mai la Lega è la grande favorita della vigilia? Si può scegliere la scorciatoia e rispondere che lo è perchè i veneti sono rozzi, razzisti e ignoranti. Oppure si possono cercare risposte che siano meno rozze, razziste e meno da ignoranti.

Paola Sacchi su Panorama ha scritto che la Lega è diventata ormai “un po’ come la Dc per l’ampia trasversalità dei consensi, un po’ come il Pci per l’appassionata militanza”. La trasversalità dei consensi è dimostrata dalla capacità di attrarre anche il voto operaio (proprio come in Veneto sapeva fare la Dc). Quanto alla militanza appassionata, Massimo Gramellini ha scritto su La Stampa: “In questa campagna elettorale solo chiacchiere (intercettate) e distintivo (dell’autorità giudiziaria), gli unici a non andare in piazza sono quelli che ci stanno tutti i giorni. I leghisti”.

Analisi perfetta. Sabato in piazza a Roma c’è andato solo Bossi perchè i leghisti veneti anche sabato sono rimasti qui dove sono tutti i giorni: nei bar, nelle palestre, nei quartieri, nei centri commerciali, coi banchetti; presenti sul territorio proprio come la Dc e il Pci degli anni d’oro. Presenti nel territorio per trovare poi i risultati nell’urna.

E’ l’unico partito che non ha bisogno di dare la caccia agli iscritti o di tesserare anche i morti: dovunque il Carroccio apra una nuova sezione i cittadini vanno spontaneamente ad aderire. Come mai? Roberto D’Alimonte ha scritto sul Sole 24 Ore che la Lega è “un partito unito con una precisa identità, un programma chiaro, una classe dirigente coesa”. Insomma non c’è Fini che dice l’opposto di Berlusconi, non c’è Veltroni che trama contro Bersani, non c’è De Magistris che tenta di fare le scarpe a Di Pietro.

Ed il programma è chiaro: non solo sulla sicurezza e sull’immigrazione, ma anche sulla lotta contro la burocrazia e sulla distribuzione delle risorse tra Nord e Sud. Al momento i risultati possono ancora restare secondari: non è cioè decisivo che di semplificazione ci sia solo il nome del ministero di Calderoli, né che il federalismo resti il libro dei buoni propositi né che i clandestini (via terra) continuino ad arrivare. I cittadini quantomeno hanno chiaro cosa vorrebbe fare la Lega; mentre degli altri partiti non capiscono nemmeno cosa vorrebbero…(Fini, tanto per dire? Di Pietro oltre a sbattere in galera Berlusconi? Bersani al di la di sopravvivere?).

Non bastasse tutto questo la Balena verde ha assunto un tono moderato e rassicurante che era tipico della Balena bianca: se serve sa dialogare con l’opposizione, non insulta più né il Papa né il Capo dello Stato né il Tricolore. Da Maroni ai suoi tanti sindaci sta dimostrando capacità concreta di ascolto e di risposte. Per dirla alla Berlinguer, resta partito di lotta ma è sempre più partito di governo.

Questi alcuni dei motivi che rendono la Balena verde super favorita al Nord. Lunedì, aperte le urne, la sorpresa sarebbe la mancata vittoria della Lega, non certo la sua vittoria.

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