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DALLA PARTE DELLA POLIZIA

 

 

Nella vicenda di Stefano Gugliotta qualunque persona di buon senso dovrebbe schierarsi, senza tentennamenti, dalla parte della polizia. A cominciare dal capo politico della polizia stessa, il ministro degli Interni Roberto Maroni che, sorprendentemente, sembra invece propenso ad indossare i panni di Che Guevara.

I fatti sono noti e visti: Gugliotta non c’entrava nulla con gli incidenti scoppiati al termine di Roma-Inter, passava di là per caso e un poliziotto ha cominciato a pestarlo, con altri colleghi lo hanno caricato su un cellulare e portato in carcere. Chiaro che quel poliziotto va punito: si fa una bella indagine interna e si procede con la giusta fermezza.

Ma non si può accettare che questo episodio riprovevole diventi un clamoroso caso politico, da prima pagina dei quotidiani nazionali, da servizio d’apertura dei telegiornali. Non si può rovesciare i termini del problema: come se fosse la polizia che pesta, la polizia fascista, e non invece le orde di barbari violenti, chiamati impropriamente tifosi, che regolarmente devastano le nostre città.

E’ “naturale” che questa inversione dei termini la faccia Liberazione o il Manifesto. E’ allucinante che tutti li seguano: dal Corriere a Il Giornale, dal Tg 5 al Tg2. E’ allucinante che il ministro Maroni li segua e vada a costituirsi parte civile contro un “suo” poliziotto; contribuendo così a delegittimare l’intera polizia, ad avvalorare la tesi che il problema siano gli eccessi dei poliziotti e non le città devastate dalla teppaglia degli stadi.

Nel caso Gugliotta minimo va tenuto presente il contesto: lui non c’entrava ma, puntualmente, i vandali del tifo avevano già scatenato la guerriglia. Ed è in questo clima di grande tensione che operavano i poliziotti. C’è poi una questione cruciale che non si può dire pubblicamente, ma che ogni persona di buon senso (come Maroni) dovrebbe sapere: se non sei pronto ad usare anche la violenza è inutile che tu vada a fare il poliziotto, specie in servizio di ordine pubblico.

Non è che possiamo mandarci le pie dame della San Vincenzo, e nemmeno quei fighetti dei colleghi tanto scandalizzati dai due pugni dati a Gugliotta, perchè devi fronteggiare delle belve, un’orda scatenata. E, da cittadino, non posso che sperare che i poliziotti li fermino a randellate; che altrimenti diventano loro i padroni delle nostre città.

Non si può ignorare una differenza fondamentale: i poliziotti esercitano la violenza in nome e per conto dello Stato, quindi mai possono essere messi sullo stesso piano della violenza esercitata per proprio conto dai no global della politica o del calcio. Esattamente come un soldato che spara, a difesa del proprio Paese, non può essere equiparato alla persona che spara per eliminare il rivale. Chiaro o no?

Siamo arrivati al punto che bisogna anticipare al sabato Lazio e Milan perchè altrimenti, domenica, se si incrociano romanisti e laziali devastano al Capitale; se si incrociano milanisti e interisti mettono Milano a ferro e fuoco. Dei due arrestati dopo Hellas-Portogruaro, uno è fiorentino: e non era venuto a Verona per vedere la partita, ma per cercare lo scontro. A questo siamo ridotti. E per questo non possiamo che schierarci dalla parte della polizia.


 

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