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DA SEPE AI CIMITERI NON C’E’ PIU’ RELIGIONE

 Dal cardinale Crescenzio Sepe agli addetti ai servizi cimiteriali di Genova, c’è qualcuno che si salva? Che può scagliare la prima pietra? Al vertice ci arriviamo subito: il Papa, come si diceva ai tempi di tangentopoli, “non poteva non sapere” cosa combinava il responsabile di Propaganda Fide. Lui, d’altronde, è solo il vicario di Cristo che è per definizione “l’Onniscente”. Restiamo dunque in attesa di un pm che inoltri l’avviso di garanzia nell’alto dei cieli…

Si ride per non piangere. Per non piangere pensando ai nostri morti. Che certezza abbiamo che anche nei camposanti veneti non sia in azione una banda di comunali dediti al saccheggio delle spoglie, a trafugare protesi ortopediche, denti d’oro e perfino lo zinco delle bare il cui valore era sfuggito agli stessi nazisti? Nessuna certezza che questo non accada. Mentre è possibile immaginare che i becchini di Genova, parlando al bar con gli amici, esprimessero sdegno e riprovazione per i maneggi della cricca di Anemone e Balducci…I farabutti sono sempre gli altri.

E’ certo più comodo sdegnarci per le ruberie altrui che dare un’occhiata alle cricche che operano vicino a noi, o di cui facciamo parte. Sono solo i dipendenti Fiat di Pomigliano a rubare a man bassa tutto ciò che trovano nel loro disastrato stabilimento? O la stessa cosa non capita, quotidianamente, anche nei nostri uffici pubblici (dico in quelli veneti), nei cantieri edili, nelle nostre aziende private, anche in quelle piccole? Dove la differenza non la fa l’etica del singolo, bensì il valore degli oggetti che si possono arraffare.

Vi pare credibile che fossero solo quei carabinieri di Roma gli unici a spacciare droga e ricattare sia politici che trans? Avete mai sentito parlare, nei comuni della nostra regione, di vigili urbani che fanno la spesa gratis nei mercati minacciando, in caso contrario, di essere molti fiscali sui centimetri di plateatico degli ambulanti? E non è forse perché – anche in Veneto – inventiamo incidenti ogni volta che sbattiamo con l’auto che ci ritroviamo a pagare polizze doppie della media europea?

Dal vertice alla base gli esempi di malcostume e ruberie si moltiplicano a piacimento. E, come sappiamo, la repressione non basta. Anche avessimo una giustizia degna di questo nome, cioè capace di comminare pene severe in tempi certi, sarebbe certamente utile ma non decisivo. Perchè ci vuole la prevenzione.

Una prevenzione che, per secoli, è stata esercita in primo luogo dalla Chiesa. Suona incomprensibile ai miscredenti che siamo diventati ma, per secoli appunto, non si rubava anzitutto perché lo vietava il Settimo Comandamento prima ancora che un articolo del codice penale. La maggioranza dei cittadini era infatti convinta di dover fare i conti col proprio Creatore, e la dannazione eterna funzionava assai meglio come deterrente di qualche mese o anno di carcere.

In secondo luogo la prevenzione veniva esercitata dalla “religione civile”, cioè il senso dello Stato e il dovere di privilegiare l’interesse comune, che per secoli avevano instillato ottime amministrazioni come la Serenissima o quella asburgica. Che aveva coltivato anche l’Italia dei Savoia e lo stesso regime fascista; che l’Italia repubblicana ha invece dissipato anno dopo anno.

La religione e il senso dello Stato; sono questi i due freni potenti che tengono a bada il furfante che alberga in ognuno di noi, e che è pronto ad uscire allo scoperto in loro assenza. Senza la religione civile ciascuno tende ad esercitare il potere a proprio uso e consumo invece che a beneficio della comunità o “in nome del popolo italiano”.

Certo: il potere del vigile urbano non è paragonabile a quello di un ministro. Più potere hai più puoi abusarne. E’ vero anche che il buon esempio deve arrivare dal vertice. Ma intanto oggi l’esempio più terrificante di abuso è arrivato invece dal basso, dai cittadini qualunque, cioè dai quattro tumulatori e dai tre ispettori cimiteriali del comune di Genova.

 



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