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NEL CASO BRANCHER UN CASO NAPOLITANO

Da dilettanti allo sbaraglio. Anzi con il terrore nel cuore e nelle gambe, come il povero Osorio (il difensore messicano che, impaurito dall’attacco argentino, ha offerto lui l’assit a Higuaìn). Così il centrodestra, Lega compresa, ha gestito il caso Brancher: facendo un assit perfetto all’opposizione, mandando in gol Di Pietro e il dipietrismo.

Non fossero dilettanti tremebondi quelli del centrodestra si ricorderebbero che la legge sul legittimo impedimento (proposta da Casini e votata anche dall’Udc) ha un’unica ragion d’essere: mettere il presidente del consiglio e tutti i ministri al riparo da attacchi indebiti dell’ordinamento giudiziario.

Se ritieni che questo pericolo non ci sia, non vari la legge. Ma, se la vari, devi riaffermare con forza l’esigenza che l’ha ispirata. E devi aggiungere che il legittimo impedimento è uno dei tanti tentativi di frenare la persecuzione giudiziaria che da decenni ormai ha messo nel mirino Berlusconi e i suoi uomini. Quindi non ti fai intimidire da nulla, nemmeno dalla tempistica, proclamando che sì, lo “scudo” a Brancher va dato anche cinque minuti dopo la nomina a ministro perchè è perseguitato da certi pm.

Se ci credi fai così. Ma se cominci a vacillare, se fai un passetto indietro, poi ammutolisci e retrocedi fino a cadere nella fossa che ti sei scavato…

Intendiamoci. L’opposizione, Di Pietro e tutti i media con loro schierati, ritengono che non ci sia alcuna persecuzione giudiziaria, che Berlusconi e i suoi siano solo dei lestofanti che cercano di utilizzare il potere legislativo per sottrarsi alla Giustizia. Perfetto che la pensino così. Sconcertante che un centrodestra, balbettante di fronte alle critiche piovute sul caso Brancher, sembri avvallare questa loro tesi…

Sconcertante che non difenda la legge dagli attacchi impropri che ha subito in questi giorni dal Colle. Perchè il legittimo impedimento è una legge dello Stato, votata dalla maggioranza del Parlamento, in vigore dal momento che il Presidente della Repubblica l’ha firmata e la Corte Costituzione non l’ha (ancora) cassata. E – arriviamo al punto – non è previsto in alcun modo che sia Napolitano a decidere quando l’impedimento è legittimo e quando no. Non c’entrano né le deleghe di Brancher né il portafoglio o meno del ministero né i tempi dopo la nomina.

La Costituzione – di cui Napolitano è custode – non contempla per il Presidente della Repubblica il potere né di interpretare né di modificare le leggi promulgate. Stabilisce che lui sia una figura puramente decorativa. Se al “custode” non va bene così com’è lo dica; e si impegni a modificarla in senso presidenzialista per ottenere i poteri che oggi non ha (proprio come vorrebbe anche Berlusconi…).

Mentre ancora una volta abbiamo capito come interpreta il proprio ruolo la grande stampa “indipendente”: un fondo puntuale e rigoroso di Ferruccio De Bortoli sulla mala gestione del caso Brancher, da giornalismo anglosassone; silenzio totale dello stesso direttore del Corriere sull’intervento a gamba tesa di Napolitano, un silenzio da giornalismo di regime sudamericano.

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