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LEZIONE CARITAS ALLA FIOM

 

Il mercato, con le sue regole, esiste e non si può ignorarlo. Perchè ignorarlo significa farsi e fare del male. Lo ha capito perfino la Caritas che pure, non essendo un soggetto né politico né sociale, potrebbe permettersi di ignorarlo. Continua invece a ignorare il mercato chi non può permetterselo, cioè la Fiom. La Fiom ferma al costo del lavoro “variabile indipendente”.

C’è una Caritas che, potremmo dire, è divenuta più leghista della Lega: nel senso che il ministro Maroni ha pronto il nuovo decreto flussi e il direttore della Caritas di Venezia, mons. Dino Pistolato, lo invita a bloccarlo perchè – spiega – “il via libera all’ingresso di centomila stranieri rischia di appesantire una situazione già difficile, se non addirittura di aprire un conflitto etnico e umano insieme”

Come dire che i posti di lavoro sono quelli che sono, sia nel mercato legale che in quello illegale: anche volendo non c’è spazio per nuove prostitute o nuovi spacciatori in un segmento già saturo; e non puoi ipotizzare posti di lavoro con le aziende venete che chiudono. Quando – sono ancora parole di mons. Pistolato – “I corsi di formazione per badanti sono ormai frequentati più da italiani che da stranieri”. E “Fino a due anni fa gli italiani che chiedevano aiuto ai nostri sportelli erano il 30-35%, oggi sono saliti al 50-55%”.

(E in queste considerazioni del direttore della Caritas sui nuovi poveri nostrani sembra quasi di cogliere un eco dello slogan di Luca Zaia “prima i veneti”….)

Per il segretario della Fiom Landini, invece, le regole di mercato non esistono, non esiste il contesto dell’economia globale, e non si pensa alle conseguenze che una chiusura di Mirafiori avrebbe anche per le aziende venete che produco nell’indotto dell’auto. Venti altri Paesi sono pronti a fare ponti d’oro agli investimenti di Marchionne; mentre la Fiom definisce un “ricatto” la richiesta di garanzie sulla produttività degli stabilimenti italiani.

Landini denuncia la “violazione dei diritti dei lavoratori”. Quali diritti? E’ forse un diritto piazzare uno sciopero nel turno del sabato dopo essersi impegnati a lavorare? E’ un diritto starsene a casa al primo starnuto?…Marchionne pretende che si lavori di più, venendo pagati di più, e vuole le garanzie che l’impegno venga mantenuto. Cioè non accetta un accordo con pagliacci che il giorno dopo possano violarlo.

E’ chiedere troppo? E’ un ricatto? E un attacco ai diritti dei lavoratori? Anche Gino Strada, in polemica con mons. Pistolato, dice che non si possono frenare i flussi perché “così si violano i diritti degli immigrati”.

Cercare di porre un freno all’inutile invasione di disperati che andrebbero ad aggiungersi ai nostri poveri sarebbe una violazione dei diritti. Lavorare come gli operai tedeschi o americani altra presunta violazione dei diritti. In questo modo capiamo che l’alternativa al mercato è…il diritto a delirare.






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