Ho passato buona parte della notte di Venerdì a discutere con una carissimo amico nato, vissuto e schierato nella sinistra seria (quella di origine Pci).
La sua tesi era che Berlusconi non poteva che essere estirpato per via “extraparlamentare”, nel senso che era impossibile batterlo alle elezioni. Perchè – mi spiegava – il Berlusca ha messo in piedi un tale sistema di controllo dell’informazione che conta e che determina l’orientamento elettorale. Orientamento – aggiungeva – che non deriva da chi legge il Corriere o Repubblica, ma di guarda la televisione e sfoglia settimanali come Chi o Sorrisi e Canzoni.
Dopo averlo provocato fino al punto dire che trovo più preoccupante un presidente del consiglio che passe le serate al tavolo della seduta spiritica (Prodi) piuttosto che tra le cosce della Minetti, ho tralasciato di aggiungere che Santoro, Floris, Fazio e la Annunziata non si dedicano propriamente all’elogio televisivo del Cavaliere…
Sarebbe stata un’obiezione inutile perchè il mio amico è convinto che l’orientamento dei cittadini elettori non sia veicolato dai talk show (seguiti da chi è comunque politicamente già schierato) ma dall’intrattenimento televisivo stile Amici, l’Isola, Ballando sotto le stelle e telenovelas varie: qui si determinerebbe la scelta politica dei non allineati.
Noi passavano la notte a discutere, gli italiani a votare. Anzi: a televotare. E il risultato, giunto nella notte successiva, lo conosciamo bene: Sanremo, spettacolo nazional-popolare per eccellenza, che non lo guarda certo chi passa le serate a leggere Kant (Umberto Eco, poveretto…) bensì il popolo ignorante ed abbrutito dei berluscones, è stato vinto – attraverso il televoto, altro strumento del populismo neoperonista – dal “compagno” Roberto Vecchioni, e non da una Iva Zanicchi.
E vinto con una canzone così schierata a sinistra – dove si parla di operai senza lavoro, di studenti senza futuro, di donne da cui dipende invece il nostro futuro, di soldati ventenni catapultati nei deserti bellici – da spingere lo stesso Vecchioni a mettere le mani avanti e dichiarare che Chiamami ancora amore “non diventerà l’inno dei Pd”. Come la mettiamo?
Conclusione, se Vecchioni vince a Sanremo, delle due l’una: o Berlusconi con le tivvù non controlla proprio nulla; oppure il desiderio di sinistra, che pure aleggia nel pubblico nazional-popolare delle televisioni, semplicemente non trova né un leader né un sogno né un idea in cui incarnarsi. Ed è costretto – suo malgrado, per pura mancanza di alternative – a ripiegare sul protagonista delle Mille e una notte di Arcore.
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