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SIAMO IN GUERRA E ABBIAMO GIA’ PERSO

Ricorda Lucio Caracciolo su Repubblica che i nostri aviatori, quando “martellavano in incognito i serbi” decisero di “cucirsi sulle tute delle sagome di fantasmi”. Perché in teoria non dovevano esistere né fare quello che fecero. Così oggi i nostri piloti spiegano che sì, sono andati con i tornado in Libia (impossibile negarlo, dato che li hanno ripresi al decollo) ma solo per un giro turistico, senza lanciare nemmeno un missile…

La ragione di questa realtà palese eppure negata, dallo stesso presidente Napolitano, la spiega sempre Caracciolo: “Guerra è vocabolo espunto dal nostro gergo istituzionale. Perchè la Costituzione ci impedirebbe – secondo l’interpretazione corrente – di chiamare la guerra per nome”. Chiaro dunque che non può chiamarla così il “Custode” della Costituzione stessa…Anche se – sottolinea ancora Caracciolo – “Non abbiamo mai partecipato a tanti conflitti da quando ne abbiamo certificato l’abolizione su Carta”…

Fuor di retorica e di ipocrisia, dunque, siamo in guerra contro la Libia di Gheddafi. E, quel che è peggio, non sappiamo perchè siamo in guerra; mentre è evidente che – comunque vada – l’abbiamo già perduta.

Non sappiamo perchè ci siamo. A meno di voler credere alla “ingerenza umanitaria”. Che sarebbe come voler credere a Santa Lucia, alla Befana o al fatto che…l’Italia sia un Paese unito. Prova ne sia che del massacro di milioni di civili in Ruanda piuttosto che del Darfur non gliene è fregato nulla a nessun civile e democratico Paese occidentale (come dimostra il fatto che nessun ha nemmeno invocato un intervento)

Se prescindiamo dalle favole per bambini, dobbiamo prendere atto che le guerra si dichiarano e si combattono per interesse. Per interesse economico o anche per l’interesse a garantire la propria sicurezza. (Quindi è credibile un intervento in Afganistan per debellare lo stato-terrorista e per controllare le vie dei gasdotti o del petrolio. Non certo per impedire ai talebani di schiavizzare le donne afgane né per “esportare la democrazia”)

Oggi l’Italia non sa perchè è intervenuta in quella che – ancora Lucio Caracciolo – chiama a ragione “la guerra di Nicolas Sarkozy”. Lo sa benissimo, appunto, il presidente francese che ha due obiettivi. Uno tattico immediato: rafforzarsi in vista delle elezioni che affronta in calo di consensi. Uno strategico di medio termine: divenire il patner economico privilegiato dei ribelli libici se vincitori. Può andargli bene oppure male. Ma c’è un disegno francese.

Mentre da parte italiana c’è solo la volontà di farsi del male: oggi infatti la nostra sicurezza è garantita da Gheddafi, non dalla sua cacciata. Il poderoso interscambio economico, che fin’ora ha fatto di noi il patner privilegiato della Libia, è dovuto sempre all’attuale assetto di potere. Ora può succedere che gli scenari cambino a nostro sfavore. Ma che siamo noi a provocare il cambiamento a colpi di bombe lascia esterefatti!…

Abbiamo già perso comunque vada. Perchè se l’intervento provocherà la caduta di Gheddafi, avrà vinto la Francia che ci soppianterà nel ruolo fin qui avuto nella nostra ex colonia. Se invece il raiss riuscirà a restare al potere, come prima cosa – e giustamente – la farà pagare agli “italiani traditori”.

(avviso ai navigatori di sinistra: in sintesi sto dicendo che il Berlusca s’è comportato da pirla)

 

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